martedì 3 settembre 2013

L'Isola che NON vogliamo e soprattutto i “ben pensanti” che non vogliamo.


Già Toto Santacroce, presidente dell'Associazione Terra, si era distinto dopo la prima serata de “L'isola che vogliamo” a Taranto vecchia, con dichiarazioni razziste, stupide, contro gli “abusivi”, ora le riprende nel fare un bilancio delle serate: “Noi lo abbiamo detto dal primo giorno che il problema erano gli abusivi... non spetta a noi stabilire le regole da far rispettare... se la piaga dell'abusivisno non potrà essere sanata, valuteremo le dovute conseguenze...”.
Dà manforte la “giornalista” del GdM Alessandra Cavallaro che nel suo articolo mette sullo stesso piano, in maniera ignobile, la mancanza di “regole” nelle serate dell'”Isola” con le violenze che subisce Taranto “mangiata dal cancro...”; che contrappone, con la 'puzza al naso', “via Duomo piena di eventi, dove si respirava un'area pregna di cultura e progettualità”, e via Garibaldi “in versione kitsch... non solo per gli angoli di cottura improvvisati, ma piuttosto per la musica insopportabile e le bancarelle di cattivo gusto... Che puzza in via Garibaldi... misto di sudore e carne bruciata” E che finisce dando il suo “alto” giudizio: “una città ignorante, incapace al cambiamento...”.

E quale sarebbe l'”isola” rispettosa delle regole, culturalmente elevata...?
Quella da “nicchia” per la media borghesia tarantina di presentazione di libri, fatta nell'area del cantiere maggese che nessuno mai leggerà, a cui hanno assistito pochissime intimi (tra cui familiari dell'autore)? o quella della ridicola e imbarazzante rappresentazione della performance del burqa alle ditte dell'Ilva, che nessun operaio se la “filava”?, e altre amenità di questo genere?

Piuttosto, il Comune e i suoi esponenti politici, alcuni molto bravi piazzisti di affari, questi sì senza “regole”, dovrebbero rispondere ad una domanda: come mai sempre più strutture, immobili bellissimi di Taranto Vecchia sono da un giorno all'altro in mano a gente - evidentemente “culturalmente elevata”, ma soprattutto “economicamente interessata” - che li usa per sé e per il proprio ceto, con un atteggiamento da colonizzatore verso Taranto vecchia e i suoi abitanti?
Quale speculazione c'è dietro il fatto che alcuni immobili vengono restaurati e dati a privati o associazioni “culturali” nate ad hoc (a quale prezzo?), mentre altri immobili vengono lasciati rovinare, e mentre, soprattutto, gli abitanti di Taranto Vecchia devono vivere in case cadenti, senza servizi adeguati?

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