Dà manforte la “giornalista” del
GdM Alessandra Cavallaro che nel suo articolo mette sullo stesso
piano, in maniera ignobile, la mancanza di “regole” nelle serate
dell'”Isola” con le violenze che subisce Taranto “mangiata dal
cancro...”; che contrappone, con la 'puzza al naso', “via Duomo
piena di eventi, dove si respirava un'area pregna di cultura e
progettualità”, e via Garibaldi “in versione kitsch... non solo
per gli angoli di cottura improvvisati, ma piuttosto per la musica
insopportabile e le bancarelle di cattivo gusto... Che puzza in via
Garibaldi... misto di sudore e carne bruciata” E che finisce dando
il suo “alto” giudizio: “una città ignorante, incapace al
cambiamento...”.
E quale sarebbe l'”isola”
rispettosa delle regole, culturalmente elevata...?
Quella da “nicchia” per la media
borghesia tarantina di presentazione di libri, fatta nell'area del
cantiere maggese che nessuno mai leggerà, a cui hanno assistito
pochissime intimi (tra cui familiari dell'autore)? o quella della
ridicola e imbarazzante rappresentazione della performance del burqa
alle ditte dell'Ilva, che nessun operaio se la “filava”?, e altre
amenità di questo genere?
Piuttosto, il Comune e i suoi esponenti
politici, alcuni molto bravi piazzisti di affari, questi sì senza
“regole”, dovrebbero rispondere ad una domanda: come mai sempre
più strutture, immobili bellissimi di Taranto Vecchia sono da un
giorno all'altro in mano a gente - evidentemente “culturalmente
elevata”, ma soprattutto “economicamente interessata” - che li
usa per sé e per il proprio ceto, con un atteggiamento da
colonizzatore verso Taranto vecchia e i suoi abitanti?
Quale speculazione c'è dietro il fatto
che alcuni immobili vengono restaurati e dati a privati o
associazioni “culturali” nate ad hoc (a quale prezzo?), mentre
altri immobili vengono lasciati rovinare, e mentre, soprattutto, gli
abitanti di Taranto Vecchia devono vivere in case cadenti, senza
servizi adeguati?
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