di Massimo Zucchetti.
In un mio recente articolo evocavo l'Ilva di Taranto riflettendo come anche per questo ecoassurdo potesse valere l'applicazione del principio di precauzione. In realtà, in questo caso non è neppure necessario: non vi è infatti solo un ragionevole dubbio portato da sufficienti prove scientifiche riguardo la nocività dell'Ilva, bensì una dimostrata certezza, suffragata dai risultati dei rilievi dell'Arpa e dell'Asl, ma, soprattutto, dai risultati della perizia epidemiologica acquisita dall'autorità giudiziaria in sede di incidente probatorio, dati mai contestati in sede processuale.
Lo studio epidemiologico è stato condotto con rigore metodologico e le inferenze si basano su dati verificabili. I consulenti sono stati prudenti nella loro stima del numero di morti e malati attribuibili all'Ilva, in quanto - per stimare il numero di casi in eccesso - hanno dovuto ipotizzare che concentrazioni di Pm10 inferiori a 20 microgrammi al m3 siano prive di effetti sanitari a breve termine, mentre tale valore è semplicemente un realistico obbiettivo enunciato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, al di sotto del quale le esposizioni sono tutt'altro che innocue.
L'Ilva viola da sempre una legge non recente, ma del 1956: il Decreto 303 del Presidente della Repubblica che impone ai datori di lavoro la responsabilità di proteggere i lavoratori alle loro dipendenze dai rischi lavorativi di ogni genere e di informarli in proposito. Questo ci dice il professor Benedetto Terracini, probabilmente il più autorevole ed esperto fra gli epidemiologi italiani.
Quindi, per l'Ilva, siamo alla ragionevole certezza di effetti conclamati da studi epidemiologici solidi e da misure ufficiali. Ma, invece, l'ecoassurdo più nocivo d'Italia è stato di nuovo evocato. Enrico Bondi è miracolosamente passato da amministratore delegato dell'Ilva - e quindi certamente di parte - a Commissario governativo per l'Ilva stessa, e quindi rappresentante dello Stato, imparziale, ed avente come prima preoccupazione la tutela dei cittadini: massime della loro salute, avendo a disposizione fondi ingenti (appartenenti alla famiglia Riva, proprietaria tuttora dell'Ilva) ed essendo stato nominato con il preciso scopo di implementare i provvedimenti previsti nell'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale). Un cronoprogramma con misure urgenti e successivi interventi da completare entro il 2014. La nuova Aia aggiorna la precedente del 2011 con particolare riferimento alle emissioni di polveri e di benzo(a)pirene, sia convogliate che diffuse, nonché alle altre emissioni inquinanti quali diossine e furani.
Pare però che Enrico Bondi, invece che diventare il bonario bonificatore dell'Ilva, usando i soldi di Emilio Riva (tuttora agli arresti), si sia invece trasformato, alla matura età di 79 anni, in un esperto di epidemiologia: in una sua recente uscita, che va totalmente oltre quelli che sono i compiti per i quali è stato nominato dal Governo e viene retribuito dallo Stato, egli afferma che è erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni ambientali collegate con l'inquinamento dell'Ilva. La quale non avrebbe nessuna responsabilità sanitaria per la delicata e compromessa situazione ambientale di Taranto.
Tutto quanto succede a Taranto sarebbe da attribuirsi al fumo di sigaretta, principalmente. E' infatti noto - chiariscono gli esperti del commissario Bondi - che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud. La latenza dei tumori al polmone, poi, non sarebbe di 20 anni come dicono tutte le fonti scientifiche, ma di 30-40 anni, risalendo a inquinamenti datati a prima che l'impianto nel 1988 diventasse proprietà del gruppo Riva.
Io sono una persona seria, ed un decente artigiano scientifico: sono professore universitario di Sicurezza e Analisi di Rischio. Vorrei non scendere fino a commentare questa notizia, ma che a parlare fossero i fatti che ho appena citato. Però faccio alcune domande: chi sono gli esperti pagati dal signor Bondi, con quali fondi sono stati compensati, e perché non si sono fatti vivi durante il dibattimento? Come mai Bondi commissiona questi studi invece di procedere con quanto è prescritto dallo Stato e per cui è stato investito e pagato? Perché questo governo ha nominato Commissario Statale l'Amministratore Delegato della stessa azienda? Ed infine, la domanda più pressante: vista la grande quantità in eccesso di patologie tumorali riscontrate nei neonati e bambini piccoli di Taranto, vogliamo una buona volta far loro smettere di fumare sigarette di contrabbando al ritmo di due pacchetti al giorno?
da: Il Manifesto
In un mio recente articolo evocavo l'Ilva di Taranto riflettendo come anche per questo ecoassurdo potesse valere l'applicazione del principio di precauzione. In realtà, in questo caso non è neppure necessario: non vi è infatti solo un ragionevole dubbio portato da sufficienti prove scientifiche riguardo la nocività dell'Ilva, bensì una dimostrata certezza, suffragata dai risultati dei rilievi dell'Arpa e dell'Asl, ma, soprattutto, dai risultati della perizia epidemiologica acquisita dall'autorità giudiziaria in sede di incidente probatorio, dati mai contestati in sede processuale.
Lo studio epidemiologico è stato condotto con rigore metodologico e le inferenze si basano su dati verificabili. I consulenti sono stati prudenti nella loro stima del numero di morti e malati attribuibili all'Ilva, in quanto - per stimare il numero di casi in eccesso - hanno dovuto ipotizzare che concentrazioni di Pm10 inferiori a 20 microgrammi al m3 siano prive di effetti sanitari a breve termine, mentre tale valore è semplicemente un realistico obbiettivo enunciato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, al di sotto del quale le esposizioni sono tutt'altro che innocue.
L'Ilva viola da sempre una legge non recente, ma del 1956: il Decreto 303 del Presidente della Repubblica che impone ai datori di lavoro la responsabilità di proteggere i lavoratori alle loro dipendenze dai rischi lavorativi di ogni genere e di informarli in proposito. Questo ci dice il professor Benedetto Terracini, probabilmente il più autorevole ed esperto fra gli epidemiologi italiani.
Quindi, per l'Ilva, siamo alla ragionevole certezza di effetti conclamati da studi epidemiologici solidi e da misure ufficiali. Ma, invece, l'ecoassurdo più nocivo d'Italia è stato di nuovo evocato. Enrico Bondi è miracolosamente passato da amministratore delegato dell'Ilva - e quindi certamente di parte - a Commissario governativo per l'Ilva stessa, e quindi rappresentante dello Stato, imparziale, ed avente come prima preoccupazione la tutela dei cittadini: massime della loro salute, avendo a disposizione fondi ingenti (appartenenti alla famiglia Riva, proprietaria tuttora dell'Ilva) ed essendo stato nominato con il preciso scopo di implementare i provvedimenti previsti nell'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale). Un cronoprogramma con misure urgenti e successivi interventi da completare entro il 2014. La nuova Aia aggiorna la precedente del 2011 con particolare riferimento alle emissioni di polveri e di benzo(a)pirene, sia convogliate che diffuse, nonché alle altre emissioni inquinanti quali diossine e furani.
Pare però che Enrico Bondi, invece che diventare il bonario bonificatore dell'Ilva, usando i soldi di Emilio Riva (tuttora agli arresti), si sia invece trasformato, alla matura età di 79 anni, in un esperto di epidemiologia: in una sua recente uscita, che va totalmente oltre quelli che sono i compiti per i quali è stato nominato dal Governo e viene retribuito dallo Stato, egli afferma che è erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni ambientali collegate con l'inquinamento dell'Ilva. La quale non avrebbe nessuna responsabilità sanitaria per la delicata e compromessa situazione ambientale di Taranto.
Tutto quanto succede a Taranto sarebbe da attribuirsi al fumo di sigaretta, principalmente. E' infatti noto - chiariscono gli esperti del commissario Bondi - che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud. La latenza dei tumori al polmone, poi, non sarebbe di 20 anni come dicono tutte le fonti scientifiche, ma di 30-40 anni, risalendo a inquinamenti datati a prima che l'impianto nel 1988 diventasse proprietà del gruppo Riva.
Io sono una persona seria, ed un decente artigiano scientifico: sono professore universitario di Sicurezza e Analisi di Rischio. Vorrei non scendere fino a commentare questa notizia, ma che a parlare fossero i fatti che ho appena citato. Però faccio alcune domande: chi sono gli esperti pagati dal signor Bondi, con quali fondi sono stati compensati, e perché non si sono fatti vivi durante il dibattimento? Come mai Bondi commissiona questi studi invece di procedere con quanto è prescritto dallo Stato e per cui è stato investito e pagato? Perché questo governo ha nominato Commissario Statale l'Amministratore Delegato della stessa azienda? Ed infine, la domanda più pressante: vista la grande quantità in eccesso di patologie tumorali riscontrate nei neonati e bambini piccoli di Taranto, vogliamo una buona volta far loro smettere di fumare sigarette di contrabbando al ritmo di due pacchetti al giorno?
da: Il Manifesto
Nessun commento:
Posta un commento