domenica 28 luglio 2013

I "liberi e pensanti" già allora contro la rivolta degli operai Ilva.

Nei due giorni di blocco, cominciarono a "remare contro" anche i principali esponenti che poi fecero il "Comitato liberi e pensanti", Battista e Ranieri, che il secondo giorno scrissero un appello agli operai in lotta, che poi rinunciarono a diffondere.

In questo appello, dicevano alla fine agli operai di finire i blocchi: "...Chiediamo scusa alla città di Taranto per i disagi causati, il sindacato in questi giorni ha organizzato i blocchi delle arterie principali. Allo stesso tempo, abbiamo saputo che in fabbrica si continua a produrre regolarmente con la compiacenza dei confederali, al contrario Taranto paga ancora una volta per colpe altrui.
Si chiede alla magistratura di svolgere il proprio ruolo senza timori e senza regali.
Si chiede allo stato italiano di farsi carico della vertenza di Taranto, evitando finanziamenti a un’azienda che produce utili, utilizzando quelle risorse per garantire stipendi e occupazione.
Si chiede ai sindacati di iniziare a rappresentare i lavoratori e i loro diritti.
Si chiede a tutti i lavoratori di liberare da subito la città dai blocchi organizzati dai sindacati e di trasferire il nostro presidio all’interno della fabbrica...". 

Oggettivamente questo appello diceva agli operai la stessa cosa che diranno i segretari confederali, rinviando il tutto alla loro manifestazione del 2 agosto con Camusso, Angeletti e Bonanni, per riprendere nelle loro complici mani la situazione.

Questa cosa, che poi i "liberi e pensanti" hanno ripetuto come un ritornello nei mesi successivi, ogni volta, guarda caso, che si intravedeva la possibilità di una nuova esplosione degli operai Ilva, come si vede data da allora. 
Una stupidaggine nel concreto: perchè la città voleva a vuole "liberarsi" dai Riva, governo e istituzioni che attaccano salute, ambiente ma anche lavoro; perchè la maggiorparte delle famiglie di Taranto ha il problema Ilva per un familiare o parente che vi lavora e non li preoccupa certo qualche giorno di difficoltà in città, a fronte di una vera e durta lotta che permetta di difendere realmente salute e lavoro e non a parole; perchè anche in passato solo le rivolte di massa a Taranto hanno permesso di strappare i risultati, non le semplici manifestazioni.
Una azione grave, di tagliare le gambe a una lotta vera dei lavoratori (sia pur da orientare e dirigere nel senso giusto), che hanno bisogno sia di bloccare la fabbrica sia di bloccare la città, per diventare, come noi dicevamo e diciamo, un problema di "ordine pubblico" per padroni, governo, Stato. Altrimenti il resto è chiacchiere...
E come poi tutti hanno visto, chi dice di non bloccare la città, ha cominciato con questa solfa e finisce, come in questi giorni a "dimenticarsi" totalmente degli operai e dell'Ilva e a buttarla tutto su: risanamento Mar Piccolo, riappropriazione del 'Parco archeologico'... e a dimenticarsi anche degli stessi abitanti dei Tamburi...
MA, PER PIACERE...!!

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