giovedì 18 luglio 2013

«L’entità del danno ambientale a Taranto era nota da tempo»

«L’entità del danno ambientale a Taranto era nota da tempo»
«Il legame tra inquinamento ambientale e tumore polmonare è noto da anni e indipendentemente dagli altri fattori di rischio (come la maggiore abitudine al fumo). Tale legame è stato ribadito la scorsa settimana con la pubblicazione su Lancet Oncology dei risultati dello studio  europeo Escape («European study of cohorts for air pollution effects»), condotto  su 17 coorti europee (inclusa l’Italia) che ha evidenziano come l’esposizione prolungata all’inquinamento da polveri sottili (PM10 e PM2.5) sia associabile ad un aumento del rischio di tumore del polmone (specialmente l’adenocarcinoma) in popolazioni esposte. Per ogni incremento di 10 μg/m³ (microgrammi per metro cubo) di PM10 viene stimato un aumento  del rischio di tumore al polmone pari a circa il 22 %».
La dott.ssa Paola Michelozzi, presidente nazionale della Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) e direttore della Unità pperativa complessa di Epidemiologia ambientale alla Asl Roma E, contesta vivacemente, dati scientifici alla mano, la lettura del caso-Taranto data nei giorni scorsi dai periti dei Riva e dal Commissario straordinario dell’azienda, Enrico Bondi.

Come evidenzia amaramente alla «Gazzetta» la dott.ssa Michelozzi, «l’entità del danno ambientale a Taranto era nota da tempo e non solo agli addetti ai lavori».



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