«L’entità del danno ambientale a Taranto era nota da tempo» |
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«Il legame tra inquinamento ambientale e tumore polmonare è
noto da anni e indipendentemente dagli altri fattori di rischio (come la
maggiore abitudine al fumo). Tale legame è stato ribadito la scorsa
settimana con la pubblicazione su Lancet Oncology dei risultati dello
studio europeo Escape («European study of cohorts for air pollution
effects»), condotto su 17 coorti europee (inclusa l’Italia) che ha
evidenziano come l’esposizione prolungata all’inquinamento da polveri
sottili (PM10 e PM2.5) sia associabile ad un aumento del rischio di
tumore del polmone (specialmente l’adenocarcinoma) in popolazioni
esposte. Per ogni incremento di 10 μg/m³ (microgrammi per metro cubo) di
PM10 viene stimato un aumento del rischio di tumore al polmone pari a
circa il 22 %».
La dott.ssa Paola Michelozzi, presidente nazionale della Associazione
Italiana di Epidemiologia (AIE) e direttore della Unità pperativa
complessa di Epidemiologia ambientale alla Asl Roma E, contesta
vivacemente, dati scientifici alla mano, la lettura del caso-Taranto
data nei giorni scorsi dai periti dei Riva e dal Commissario
straordinario dell’azienda, Enrico Bondi.
Come evidenzia amaramente alla «Gazzetta» la dott.ssa Michelozzi,
«l’entità del danno ambientale a Taranto era nota da tempo e non solo
agli addetti ai lavori».
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