Nessuno riporta il 26 luglio 2012 dalla parte dei lavoratori Ilva.
Oggi iniziarono 2 lunghe giornate di rivolta.
Anche sul "fronte operaio" è come si volesse calare un silenzio su questo "anniversario" - pure da parte del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti che oggi fa una ciclopasseggiata, dedicata soprattutto ai bambini... (in cui sembrano lontani mille miglia anche i fatti di pochi giorni dopo, del 2 agosto)
Noi invece vogliamo ricordare quei giorni, perchè nel bene e nel male sono parte della storia recente dei lavoratori dell'Ilva ed è bene tornarci per vedere anche ciò che è stato giusto e ciò che era sbagliato e inutile e a volte controproducente per una vera lotta di classe degli operai, contro padron Riva, governo e Stato dei padroni.
Per questo oggi riportiamo la cronaca diretta che facemmo all'epoca del primo giorno della rivolta che bloccò la città
Domani pubblicheremo la cronaca del secondo giorno.
Taranto: lunga giornata di rabbia operaia
Un lungo pomeriggio di lotta e rabbia operaia oggi a
Taranto, con blocchi del ponte girevole e della statale 106 che proseguono
ancora e per tutta la notte, mentre i sindacati hanno proclamato lo sciopero a
oltranza.
Già ieri gli operai avevano bloccato per un paio d’ore le
statali di accesso alla città, al termine dell’assemblea indetta dai sindacati.
Oggi alle 14.00 le agenzie hanno rilanciano la notizia che
il G.I.P. Todisco,al termine dell’inchiesta per disastro ambientale, ha
disposto il sequestro, senza facoltà di continuità d’uso, dell’area a caldo
dello stabilimento Ilva e gli arresti domiciliari per 8 tra proprietari,
dirigenti ed ex dirigenti.
Immediatamente l’azienda ha messo in libertà i lavoratori e
i sindacati hanno chiamato alla mobilitazione. Un imponente corteo di 8mila
parte dallo stabilimento e marcia verso la città.
Hanno bloccato ancora le statali, attraversato la città
vecchia, bloccato per oltre un’ora il ponte, e infine raggiunto la Prefettura,
dove era in programma un incontro tra prefetto e segreterie sindacali per
“ottenere chiarimenti sul contenuto e le conseguenze immediate del
provvedimento della Magistratura”.
Al ponte e poi sotto la prefettura si è unita alla folla di
operai una delegazione dello Slai Cobas per il sindacato di classe che
partecipa alla lotta e sostiene gli operai, ma con parole d’ordine differenti
da quelle dei sindacati confederali.
Il coro “il lavoro non si tocca” è rimbombo a lungo per
tutto il pomeriggio, ma a parte la feroce determinazione a difendere il proprio
lavoro, tra gli operai abbiamo ascoltato anche tanta confusione e poca fiducia
in chi li rappresenta.
Molti hanno ripetuto il ritornello azienda e sindacati
“perché tanto accanimento contro l’ILVA, mentre nulla si dice dell’Eni, della
Marina e delle altre industrie inquinati nel territorio?”.
Ma da tanti abbiamo anche sentito discorsi più simili ai
nostri: “l'Ilva non deve chiudere, ma di Riva, e dei politici che hanno gestito
l’Italsider quando era pubblica, non ce ne frega niente, devono pagare loro,
noi abbiamo già pagato, anche con i nostri morti, loro se ne possono andare, la
fabbrica, e il nostro lavoro, devono rimanere”; “se siamo arrivati a questo
punto la colpa è di Riva e dei sindacati, che per anni si sono coperti a
vicenda, se ci fossero stati prima i cobas, se ora fossimo tutti dei cobas, le
cose non starebbero così”.
Dopo un paio d’ore di attesa, escono dal portone i
segretari, gli operai si accalcano per ascoltare, c’è frastuono ressa, vola
anche qualche spintone. Appena c’è un po’ di silenzio, col filo di voce di un
megafono afono il segretario Uilm Talò esordisce con enfasi “oggi , con questa
nostra manifestazione abbiamo voluto affermare che è un grave lutto quello che
abbiamo subito in questa città…”. Gli sguardi si incrociano mentre tutti ci
chiediamo “ma che ha detto? Che vuol dire? Niente!” e giù altri spintoni e il coro “te ne vai si o
no?”.
Alla fine un gruppetto si schiera a protezione del
sindacalista, lo circonda e scorta di peso fuori del porticato, lo fa
arrampicare sul basamento dei pilastri da dove, sempre con lo stesso megafono
da camera, cerca di riferire il contenuto della discussione appena conclusa, in
pochi riescono a sentirla.
Abbiamo poi ricostruito che si è trattato di un nulla di
fatto: il governo prende posizione contro la chiusura, c’è in corso una
procedura d’urgenza per l’immediato riesame del provvedimento di sequestro e
l'impugnativa, sono già stati stanziati 336 milioni per gli interventi di
bonifica. Tutte cose che la stampa aveva riferito già in mattinata, al termine
del tavolo tra regione Puglia, enti locali e ministeri competenti tenutosi a
Roma oggi stesso. Tutto buono per Riva, poco o niente per gli operai.
Su come continuare la mobilitazione, la proposta è, più o
meno: non ce ne andiamo, ho detto al prefetto restiamo qui fino a quando non
riceviamo una risposta soddisfacente. Di nuovo gli sguardi si incrociano
perplessi, tutti dicono la loro ma nessuno, proprio nessuno, è disposto a
rimanere lì in attesa: c’è chi propone di andare a bloccare la raffineria Eni,
chi di riprendere i blocchi di ponte e statali, chi di rientrare nel palazzo.
Nel frattempo il numero dei presenti si è ridotto a meno della metà. Alla fine
si gruppi di operai riprendono il blocco del ponte girevole e della statale
106, quella per Reggio Calabria, con l’intenzione di portarli avanti per tutta
la notte. Domattina assemblea generale fuori della portineria D della fabbrica.
Nessun commento:
Posta un commento