Non sarà di fuoco come quella del2012, contrassegnata da arresti, sequestri, scioperi, vertici e udienze, ma l'estate 2013 per l'inchiesta «Ambiente svenduto» si annuncia tutt'altro che all'insegna delle ferie.
Svanita la possibilità di notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari e depositare la relativa richiesta di rinvio a giudizio in tempo per far proseguire per almeno un altro anno la custodia cautelare a Emilio Riva, suo figlio Nicola e l'ex direttore dello stabilimento siderurgico llva Luigi Capogrosso, il pool di magistrati coordinati dal procuratore Franco Sebastio ha delegato alla Guardia di Finanza di completare gli accertamenti riguardanti l'iter seguito per il rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale il 4 agosto del 2011. Quel provvedimento, frrmato dall'allora ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, è durato lo spazio di pochi mesi, visto che nel marzo del 2012 la Regione Puglia chiese e ottenne la sua revisione, e con tiene in sè molti dubbi sulla reale efficacia delle misure previste, considerato che mentre a Roma si apparecchiavano i tavoli per la sua formulazione, a Taranto i periti nominati dal gip Patrizia Todisco effettuavano la consulenza disposta tramite incidente probatorio e il cui esito· ovvero gli impianti dell'area a caldo dell'Ilva sono fonte di malattie e morti per operai e cittadini - ha avuto le conseguenze a tutti note. Dunque, una azienda in possesso di Aia e nel proclamato rispetto della stessa, provocava malattie e morti: dov'è l'errore?
I finanzieri stanno acquisendo, e l'attività proseguirà nei prossimi giorni, tutta la documentazione riguardante quell'autorizzazione, nel tentativo di capire come si è giunti al rilascio dell'Aia, chi ha partecipato alle riunioni, quali sono stati i pareri espressi, quali tentativi -in parte già documentati dalle intercettazioni telefoniche - sono stati fatti, ed eventualmente andati a buon fme, da parte dei rappresentanti e dei lobbisti dell'Uva per non inserire prescrizioni eccessivamente penalizzanti dal punto di vista economico.
L'Aia fu rilasciata il 4 agosto del 2011 dal ministro Prestigiacomo, con il consenso della Regione Puglia e degli enti locali, dopo un'istruttoria di 5 anni e con la previsione di 462 prescrizioni, contro molte delle quali peraltro l'il va propose ricorso al Tar di Lecce. Ma quell'Aia era utile per limitare le emissioni inquinanti dell'Ilva oppure si trattava di un provvedimento sin troppo accondiscendente? Saranno i finanzieri a tentare di trovare una risposta. Intanto, però, un giudizio per molti versi disinteressato giunge dall'ex ministrodell'Ambiente, Corrado Clini, che, a udito nei giorni scorsi
al Senato, ha dichiarato senza mezzi termini che «l'autorizzazione rilasciata il4 agosto 2011 è in larga misura distante, se non in contrasto, con la direttiva europea 2008/ 1/ CE ed il decreto legislativo 128/ 2010 che regolamentano l'Aia. lnfatti le prescrizioni non assicurano una valutazione integrata degli impatti delle attività produttive dello stabilimento e non tengono conto dell'aggiornamento Bat e i dati di base relativi allo stato dell'ambiente (inclusi i dati epidemiologici) nel quale gli impianti
industriali operano, risultano almeno incompleti, e pertanto non sono completamente rispettate le condizioni della direttiva europea 200/1 all'art.6 che richiede come condizione preliminare alla autorizzazione la conoscenza dello stato del sito su cui l'impianto sorge». (GdM - pag.7 - Mimmo Mazza)
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