rabbia per l’emendamento leghista
Ipotizzato anche un aumento della produzione di acciaio: l'ira delle associazioni ambientaliste
di GIULIANO FOSCHINILa produzione non diminuisce. Anzi, è pronta a salire di mezzo milione di tonnellate all'anno. E i rifiuti dell'Ilva e di tutti gli altri stabilimenti di Taranto potrebbero finire in qualsiasi discarica, senza una serie di autorizzazioni fino a oggi necessarie. Nella giungla degli emendamenti alla nuova legge salva Ilva spuntano sempre più funghi avvelenati: norme, grandi e piccole, che come denunciano da giorni la associazioni ambientaliste, "stanno di fatto annacquando il senso della legge, cambiando i principi dell'Autorizzazione integrata ambientale e riconsegnando Taranto all'inquinamento". "Falso" risponde il commissario Enrico Bondi, che si è detto pronto anche a rimettere il proprio mandato nelle mani del Governo ma intanto va dritto sulla sua strada.
A fare scattare l'allarme, alcuni emendamenti e una serie di dichiarazioni raccolte nella due giorni della commissione Senato a Taranto. L'emendamento è quello presentato dai senatori della Lega Nord - e di fatto avallato dal sub commissario Edo Ronchi - che prevede come "le discariche a servizio degli impianti industriali" del distretto di Taranto, debbano essere autorizzate anche soltanto con la Valutazione d'impatto ambientale. Detto così sembra astruso burocratese. Di fatto significa togliere due passaggi oggi necessari per il funzionamento della discarica (quella per la costruzione e per l'esercizio dell'impianto) ma soprattutto, fanno sapere dalla Regione, "significa consegnare l'Italia a una nuova costosissima infrazione europea, sia dal punto di vista ambientale sia di quello della concorrenza visto che con una legge di questo tipo è chiaro che si andrebbe ad alterare fortemente il mercato".
A preoccupare i tecnici e le associazioni sono stati invece alcuni passaggi della Commissione che lasciavano pensare a un possibile incremento della produzione per l'Ilva, superiore anche a quanto previsto dell'Aia: oggi il limite massimo è di nove milioni di tonnellate di acciaio all'anno. Ma l'asticella sta per passare a nove milioni e mezzo. Le commesse ci sono, l'azienda può camminare ma non è affatto chiaro se il piano di risanamento ambientale (che Bondi ha sintetizzato ieri in quattro punti alla Commissione) è oggi in grado di supportarlo. Un tema che evidentemente può interessare la Procura che soltanto dopo l'approvazione dell'Aia per legge da parte del governo Monti aveva dissequestrato il siderurgico. Così come è curiosa la polemica sui "fog cannon", i macchinari utilizzati per l'abbattimento delle polveri. Ieri l'azienda che li ha brevettati - la Hi Tech Internetional - ha fatto sapere di non averli mai venduti all'Ilva. Il siderurgico ha costruito dei cloni, fatti in casa. In ogni caso le carte si scopriranno lunedì quando il decreto tornerà in aula e già mercoledì potrebbe essere votato: secondo alcuni non ci sono i tempi tecnici per apporre ulteriore modifiche e poi riproporle alla Camera.
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