domenica 21 luglio 2013

Bondi andò per "salvare" Piombino - Oggi rischia di chiudere.

Riportiamo una parte del lungo articolo di ieri Gianmario Leone su TarantoOggi, non solo perchè mostra ancora una volta come le "soluzioni" del governo siano false e controproducenti, ma soprattutto òper la parte finale in cui ritroviamo "le mani di Bondi".

 di TARANTO – Piombino chiama Taranto. O meglio: Lucchini chiama l’Ilva. Tramite lo Stato. Quanto riportammo lo scorso mese, trova conferma nella lettera che il sindaco di Piombino, Gianni Anselmi, ha inviato al premier Enrico Letta, per richiedere un intervento urgente di fronte al nuovo paventato stop dell’altoforno Lucchini. L’idea venne fuori in un convegno organizzato da Fim, Fiom e Uilm a Roma lo scorso 24 giugno, dal titolo “Per una siderurgia ecosostenibile e competitiva”, durante il quale il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, avrebbe svelato il lavoro sotto traccia in atto da parte del Governo per salvare le due realtà industriali, legandole tra loro...
....L’accordo commerciale al quale si starebbe lavorando, come anticipammo lo scorso mese, prevede la fornitura all’Ilva di Taranto di bramme prodotte a Piombino: il vero problema però, è che senza un intervento immediato del governo, la Lucchini si ritroverebbe a non avere la liquidità necessaria per acquistare le materie prime dall’Ilva. Un accordo “strano”, visto che l’Ilva compra dall’estero il minerale che le serve per la produzione di bramme che la rende largamente autosufficiente. In pratica, più che di un accordo, si tratterebbe di un “regalo” per tenere in vita una fabbrica che altrimenti chiuderebbe i battenti. Perché altrimenti non avrebbe alcun senso, per l’Ilva, comprare dall’estero materie prime, venderle alla Lucchini affinché quest’ultima possa produrre le bramme che terrebbero in vita un altoforno il cui ciclo vita pare finirà comunque a settembre, per poi acquistare dalla Lucchini semilavorati prodotti con il minerale da essa acquistato e che potrebbe tranquillamente produrre a Taranto: più che un accordo, pare un vero e proprio paradosso industriale...

... In ultimo, ricordiamo che nel 2003 il gruppo Lucchini precipitò in una grave crisi finanziaria che venne affidata alle “sapienti” cure di Enrico Bondi, che trasformò la Lucchini SpA in una holding finanziaria a capo delle Business Unit operative. In economia è l’unità presa come riferimento per definire la strategia, che può coincidere con l’impresa o rappresentare solo una parte di essa. L’unità produttiva di Piombino diventò, nelle mani di Bondi, una di queste Business Unit, societarizzandosi con la denominazione di “Lucchini Piombino SpA”. Non è un caso se il decreto legge 61, rivisto alla Camera, prevede che può essere commissariato anche un “solo ramo dell’azienda”. Taranto e Piombino, quindi, potrebbero avere più di qualcosa in comune nel prossimo futuro. O in un futuro che però è già passato"

LE "SAPIENTI" CURE DI BONDI, VOGLIONO PORTARE ANCHE L'ILVA DI TARANTO AD UNA SITUAZIONE SIMILE?
BONDI "RISTRUTTURATORE" E' IN REALTA' BONDI "TAGLIATORE". 

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