Riportiamo una parte del lungo articolo di ieri Gianmario Leone su TarantoOggi, non solo perchè mostra ancora una volta come le "soluzioni" del governo siano false e controproducenti, ma soprattutto òper la parte finale in cui ritroviamo "le mani di Bondi".
di TARANTO – Piombino chiama Taranto. O meglio:
Lucchini chiama l’Ilva. Tramite lo Stato. Quanto riportammo lo scorso
mese, trova conferma nella lettera che il sindaco di Piombino, Gianni
Anselmi, ha inviato al premier Enrico Letta, per richiedere un
intervento urgente di fronte al nuovo paventato stop dell’altoforno
Lucchini. L’idea venne fuori in un convegno organizzato da Fim, Fiom e
Uilm a Roma lo scorso 24 giugno, dal titolo “Per una siderurgia
ecosostenibile e competitiva”, durante il quale il sottosegretario allo
Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, avrebbe svelato il lavoro sotto
traccia in atto da parte del Governo per salvare le due realtà
industriali, legandole tra loro...
....L’accordo commerciale al quale si starebbe lavorando, come
anticipammo lo scorso mese, prevede la fornitura all’Ilva di Taranto di
bramme prodotte a Piombino: il vero problema però, è che senza un
intervento immediato del governo, la Lucchini si ritroverebbe a non
avere la liquidità necessaria per acquistare le materie prime dall’Ilva.
Un accordo “strano”, visto che l’Ilva compra dall’estero il minerale
che le serve per la produzione di bramme che la rende largamente
autosufficiente. In pratica, più che di un accordo, si tratterebbe di un
“regalo” per tenere in vita una fabbrica che altrimenti chiuderebbe i
battenti. Perché altrimenti non avrebbe alcun senso, per l’Ilva,
comprare dall’estero materie prime, venderle alla Lucchini affinché
quest’ultima possa produrre le bramme che terrebbero in vita un
altoforno il cui ciclo vita pare finirà comunque a settembre, per poi
acquistare dalla Lucchini semilavorati prodotti con il minerale da essa
acquistato e che potrebbe tranquillamente produrre a Taranto: più che un
accordo, pare un vero e proprio paradosso industriale...
... In ultimo, ricordiamo che nel 2003 il gruppo Lucchini precipitò in
una grave crisi finanziaria che venne affidata alle “sapienti” cure di
Enrico Bondi, che trasformò la Lucchini SpA in una holding finanziaria a
capo delle Business Unit operative. In economia è l’unità presa come
riferimento per definire la strategia, che può coincidere con l’impresa o
rappresentare solo una parte di essa. L’unità produttiva di Piombino
diventò, nelle mani di Bondi, una di queste Business Unit,
societarizzandosi con la denominazione di “Lucchini Piombino SpA”. Non è
un caso se il decreto legge 61, rivisto alla Camera, prevede che può
essere commissariato anche un “solo ramo dell’azienda”. Taranto e
Piombino, quindi, potrebbero avere più di qualcosa in comune nel
prossimo futuro. O in un futuro che però è già passato"
LE "SAPIENTI" CURE DI BONDI, VOGLIONO PORTARE ANCHE L'ILVA DI TARANTO AD UNA SITUAZIONE SIMILE?
BONDI "RISTRUTTURATORE" E' IN REALTA' BONDI "TAGLIATORE".
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