Ilva, tornano le bottigliette d'acqua
erano vietate da 8 anni: "Inquinano"
Nel 2005 l'azienda impose i boccioni perché i contenitori in plastica abbandonati per terra inquinavano. L'anno dopo un'ordinanza prefettizia li dichiarò inidonei. Ora la rimozione degli erogatori
di ELENA PRATO TARANTO - La guerra dell'acqua all'interno dello stabilimento Ilva di Taranto, dopo otto anni, sta per concludersi. Una dura battaglia cominciata nel lontano 2005 quando la direzione aziendale decise di installare nei diversi reparti gli erogatori di acqua potabile in sostituzione alla bottigliette sigillate. Perché?, chiesero dipendenti e sindacati ai rappresentanti aziendali."Le bottigliette gettate per terra sono causa di inquinamento ambientale" . Questa fu la giustificazione dell'azienda. "Assurda e ridicola", "Pretestuosa e incomprensibile", secondo lavoratori e sindacati. A distanza di tanti anni, i vertici del siderurgico hanno disposto la rimozione degli stessi boccioni, pomo della discordia tra azienda e operai. Da qualche giorno ormai e alla vigilia dell'attesa visita delle Commissioni ambiente e industria del Senato, i lavoratori stanno assistendo all'eliminazione di quei grossi distributori che, all'epoca, erano stati dichiarati illegittimi anche dal commissario prefettizio del Comune di Taranto, Tommaso Blonda il quale, sulla scorta di una serie di esami che rilevavano le carenze igienicosanitarie relative ai distributori, firmò nel luglio del 2006 un'ordinanza, vietandone di fatto l'utilizzo e intimando il ritorno alle bottigliette.
Quelli furono mesi caldi sul fronte della lotta per i lavoratori del siderurgico che scesero in piazza con manifestazioni e scioperi, che presentarono denunce ed esposti contro quella che fu considerata una decisione "scellerata" dell'azienda tanto che, in più di una occasione, gli stessi operai distribuirono bottigliette sigillate ai loro colleghi. Un chiaro segnale di protesta con il quale sfidarono il patron Emilio Riva. La storia si chiuse a loro favore, con il ripristino delle bottigliette, ma i boccioni da allora a oggi sono rimasti in azienda.
"Una grande vittoria", dichiara soddisfatto Massimo Battista, uno dei fondatori del Comitato liberi e pensanti di Taranto, promotore della guerra dell'acqua nel 2006. "Resta il giallo - prosegue Battista - sulle motivazioni che solo oggi dopo tanto tempo hanno spinto l'azienda a rimuovere i boccioni". E proprio lui, rientrato in azienda dopo cinque anni trascorsi in una struttura lontana dallo stabilimento, dichiara convinto: "È l'ultimo atto di una partita che si sta chiudendo soltanto oggi perché sono in arrivo le delegazioni delle Commissioni Ambiente e Industria del Senato".
"Siamo soddisfatti - commenta Massimo Battista anche a nome di tanti operai - del risultato ottenuto anche perché non sappiamo e probabilmente mai sapremo cosa effettivamente contenga l'acqua di quei boccioni perennemente esposti alle polveri inquinanti dello stabilimento".
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