DAI COMUNICATI DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE, POST 26 E 27 LUGLIO.
ORA BISOGNA ANDARE FINO IN FONDO, con lotta, chiarezza e serietà.
Come
avevamo sempre detto, la lotta degli operai
Ilva poteva esplodere, ed è esplosa, nella forma di una rivolta di
massa. La cappa che ha tenuto per anni i lavoratori “compressi” è
saltata.
Certo la rivolta è cominciata ambigua e continua ad essere aperta a varie
posizioni e a varie soluzioni.
Una parte degli operai difende l'operato di Riva e finisce per ritenere ingiusti i provvedimenti verso i Riva e i
dirigenti dell'azienda. Invece per noi è fondamentale distinguere
gli interessi operai da quelli dell'azienda.
Ma noi
siamo dentro dall'inizio, e dobbiamo continuare ad esserci, portando una linea e una visione di classe, e ascoltando gli operai.
Dobbiamo portare in maniera chiara le
nostre parole d'ordine: difesa dei posti di lavoro e del
salario; risanamento degli impianti e aree nocive della fabbrica, bonifiche dei quartieri vicino; ogni intervento giudiziario e provvedimento/dispositivo
sulla questione ambientale non deve mettere in discussione il posto
di lavoro e il salario; siamo
perchè Riva e i dirigenti Ilva paghino per la distruzione di salute
e ambiente che hanno fatto in questi anni. Ma diciamo altrettanto
chiaramente ai lavoratori che questa distruzione è il frutto della
vera devastazione fatta da padron Riva in questi anni: produzione
spinta ai massimi livelli, sfruttamento degli impianti al massimo, e
soprattutto sfruttamento, intensificazione del lavoro per gli operai,
per il massimo profitto.
Noi
siamo perchè Taranto resti città della grande fabbrica siderurgica,
prima in Europa, non vogliamo assolutamente che Taranto perda la sua
più importante classe operaia.
La magistratura non ha distinto le responsabilità di Riva e capi, che vanno
colpite, dalla continuità produttiva della fabbrica, dalla questione della difesa rigida del posto di lavoro e del
salario operaio, condizione
necessaria anche per un intervento pianificato di bonifica. In questo senso l'azione della Magistratura, che è necessaria, si presenta illusoria, sbagliata e controproducente. Illusoria
perchè se uccidi la fabbrica non hai nulla da bonificare, sbagliata
perchè se vuoi realmente incidere nella vicenda, non solo gli
ambientalisti ma anche gli operai sono forza di sostegno per questo,
controproducente perchè in questo quadro si crea un'alleanza tra
azienda e operai e istituzioni al seguito che non permette di colpire
i responsabili né di affrontare la situazione.
Dopo la rivolta del 26 e 27, noi NON siamo d'accordo sulla sospensione dei blocchi, i lavoratori devono continuare a farsi valere e sentire anche in questi giorni, nè pensiamo che giovedì (il 2 agosto) si debba tornare a fare la solita processione, per ascoltare Camusso, Angeletti e Bonanni. Noi con gli operai diciamo “se siamo arrivati a questo punto la colpa è anche dei sindacati confederali che per anni hanno coperto la politica di Riva. Se ci fossero stati prima i Cobas, se fossimo tutti dei Cobas, le cose non starebbero così”. Le proposte e l'azione fatta dallo Slai cobas in questi anni (basti pensare alla richiesta di “Postazione ispettiva” in fabbrica su sicurezza e salute degli operai, ecc.), avrebbero fermato prima la mano di Riva e la magistratura non avrebbe avuto ragione di provvedimenti così gravi. Ma gli operai per paura e anche per visione ristretta non hanno fatto il passo necessario, ora bisogna farlo!
La lotta quindi ora deve rimanere nelle mani degli operai.
Nulla sarà comunque come prima all'Ilva e a Taranto. E' importante che gli operai ora si organizzino come Slai cobas. Lo Slai Cobas deve essere ammesso a tutti i tavoli di trattativa per portare gli interessi operai reali e non quelli dell'azienda e a garanzia che non ci saranno manovre sulla testa dei lavoratori.
Sosteniamo la continuazione della rivolta e l'unità di massa; è
stando in questa continuità e unità che dobbiamo lavorare per
schierare i fronti sia interni ai lavoratori (in maniera
trasversale), sia esterni in città.
In
questi primi giorni fondamentale è la lotta unitaria e di massa
degli operai, e in particolare che questa lotta resti nelle loro mani
come decisione e partecipazione.
Non tocca a noi contestare
sindacalisti o altri. Gli operai lo stanno facendo già da ora. L'unica cosa che conta è impedire la
frammentazione e l'esasperazione, entrambi porterebbero ad una
sconfitta e a un controllo della situazione.
Chi avviata e dichiarata la guerra in corso all'Ilva è Padron Riva, i suoi strumenti sono innanzitutto un gruppo di capi, impiegati e galoppini che si firmano in maniera truffaldina “Lavoratori Ilva”, e che seminando allarmismo cercano di coinvolgere tutti i lavoratori in una guerra e una crociata sbagliata e perdente a tutela principalmente del padrone, il cui unico interesse è di fare profitti sfruttando gli operai e eludendo fin dove è possibile le leggi sulla sicurezza e di tutela della salute e dell'ambiente, che hanno provocato in questi anni morti sul lavoro, morti da lavoro, tumori e malattie professionali rendendo Taranto, una delle capitali delle fabbriche di morte. Questi signori capi, come piccoli sciacalli, cavalcano le giuste paure e preoccupazioni degli operai, che certamente non vogliono perdere il posto di lavoro, per diventare una sorta di ridicola guardia pretoriana del padrone.
Gli operai coscienti di
questa fabbrica devono innanzitutto sottrarsi a questo gioco del
padrone e dei loro servi, dimostrare coi fatti di saper ragionare con
la loro testa, organizzandosi autonomamente nello Slai cobas per il
sindacato di classe Ilva, con dignità e coraggio.
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