CIE di Bari immigrati che vivono peggio che in carcere
Nel Cie sono rinchiusi
104 migranti, originari di 14 diversi Paesi - soprattutto Algeria,
Tunisia e Marocco - a fronte di una capienza di 112 posti. Negli ultimi
sei mesi sono transitati 371 uomini, 118 sono stati rimpatriati e 58
dimessi dopo 6 mesi di permanenza. I penalisti hanno fotografato la
struttura e ne hanno descritto "le alte cancellate", i "lunghi corridoi
di accesso alle stanze-celle", ma soprattutto l'assenza di spazi per
attività sportive e ricreative. "Ci sono un campo di calcio e una
biblioteca - ha detto Alborghetti - che tuttavia non vengono
utilizzati". "Vivono peggio che in un carcere - ha detto Deorsola - in
una condizione di ozio permanente senza poter mai fare nulla". Circa il
70 per cento degli ospiti proviene da carceri, dopo aver scontato
condanne, mentre gli altri sono cittadini senza permesso di soggiorno,
in molti casi perché non è stato loro rinnovato. I penalisti hanno
rilevato carenze sanitarie. "C'è una stanza adibita ad ambulatorio - ha
detto Alborghetti - con cinque medici che a turno coprono 8 ore al
giorno e c'è un largo uso di psicofarmaci". Mancano, poi, luoghi di
culto. "Gli ospiti - ha detto Deorsola - hanno posizionato tappetini
lungo i corridoi per pregare". Vivono in moduli con sette stanze da
quattro posti letto ciascuna. Negli anni scorsi, nel Cie di Bari, sono
stati divelti mobili durante una rivolta. Pr questo letti e armadi sono
inchiodati al pavimento e non ci sono più comodini. "Tra un letto e
l'altro - ha raccontato il neopresidente della Camera penale di Bari,
Gaetano Sassanelli - hanno creato basi d'appoggio con fili di spugne
colorate"
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