martedì 31 marzo 2020

"IL PANE CON LA TESSERA" - Il Comune deciderà come distribuire gli "aiuti" alle famiglie

Per Taranto la somma prevista è di circa 1 milione e 400mila euro, che dovrebbero essere assegnati tramite buoni spesa. Come e quando sarà comunicato attraverso la stampa e web. Ci dovrebbero essere moduli da compilare e consegnare all’assessorato servizi sociali.

MA QUESTE MISURE SONO ASSOLUTAMENTE INSUFFICIENTI. ANCHE A TARANTO CON QUESTA EMERGENZA PURE I POCHI LAVORI PRECARI, A TERMINE, A "NERO" SI SONO PERSI, AUMENTANDO LA PLATEA DEI DISOCCUPATI. A QUESTI SI AGGIUNGONO TUTTI QUELI LAVORATORI CHE PUR CONSERVANDO IL LAVORO, SI SONO VISTI SOSPENDERE O RIDURRE IL SALARIO.

Le misure straordinarie del governo per l'emergenza sociale, soprattutto per il Sud, hanno partorito un topolino.
Il nuovo Dpcm ha stanziato 400 milioni di euro dal fondo della protezione civile che devono essere gestiti dai Comuni o convertendoli in 'buoni spesa' da dare alle famiglie o acquistando direttamente i prodotti alimentari per poi distribuirli; ha inoltre stabilito l'erogazione di 4,3 miliardi ai Comuni per fronteggiare l'emergenza sanitaria, ma non si tratta di fondi nuovi, ma dell'anticipazione del 66% del Fondo che ai Comuni sarebbe arrivato comunque in maggio.
Di fatto è una misura assolutamente insufficiente, che viene presentata, e quindi giustificata, perchè sarebbe rivolta solo alle famiglie "indigenti", praticamente ai poveri.

Ma chi non ce la fa più sono le famiglie normali, famiglie di lavoratori che hanno perso il lavoro sia quello regolare sia quello precario o a nero, famiglie che non hanno più il reddito che avevano prima, famiglie che bene che vada ora devono vivere con la cassintegrazione che taglia del 20/35% le  retribuzioni; di famiglie che ogni giorno si trovano i prezzi degli alimentari e dei beni di prima necessità alzati da quando c'è l'emergenza coronavirus.
E qui c'è anche lo scandaloso paradosso per cui alle grandi catene della distribuzione è rivolto solo un "invito" ad applicare uno sconto del 5% o del 10%, che anche lì dove accettassero di applicarlo, avendo già alzato i prezzi non comporterebbe certo unA grande rinuncia per i padroni degli ipermercati.

Non si tratta quindi di "famiglie povere", termine buono per restringere di molto la platea, per etichettarle come persone che pesano nella società, che devono essere assistite dallo Stato compassionevole.
E la forma del sostegno è adeguata allo scopo. Una modalità da elemosina, fatta con buoni spesa, o attraverso la distribuzione dei prodotti da parte dagli assessorati ai servizi sociali, se mai con tutto l'umiliazione di andare a prenderseli, di sottomettersi alla inevitabile burocrazia che altrettanto inevitabilmente alimenterà una "guerra tra poveri".

Occorre ben di più: reddito per tutti; imporre una abbassamento generalizzato dei prezzi!

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