domenica 29 marzo 2020

ArcelorMittal - Ieri un operaio caso sospetto. Non possiamo aspettare che tanti siano contagiati e portino il contagio nelle loro famiglie!

La notizia di un operaio dell’ArcelorMittal mandato a casa in attesa di tampone ha naturalmente creato preoccupazione tra i lavoratori.

E’ evidente che la situazione esistente in fabbrica dopo la decisione del Prefetto è essa la maggiore fonte di preoccupazione. Aver concesso all’AercelorMittal 3500 diretti più 2000 dell’appalto obiettivamente, al di là delle misure di protezione sulle quali vi sono diverse lamentele che ci provengono dai lavoratori, crea una vera e propria bomba potenziale che in nessuna maniera può e deve essere accettata.

I sindacati in fabbrica avevano inizialmente posto la questione in termini corretti, contenere al minimo tecnico degli impianti riducendo di fatto la presenza dei lavoratori diretti e di appalto all’interno. Questo poteva riguardare al massimo un migliaio di operai.

Richiamati a trattare i sindacati confederali erano arrivati a concedere ben 3200 diretti e 1800 per l’appalto. Questa concessione è gravissima e toglie ogni legittimità agli strilli dopo la decisione del Prefetto.

Il Prefetto, sull’autostrada concessa dal preaccordo di fatto sindacati e azienda e utilizzando le evidenti ambiguità del DPCM che sta creando problemi e contraddizioni in tante fabbriche in Italia, ha portato a 3500+2000 gli operai.

La frittata è fatta. La vita dei lavoratori è obiettivamente a rischio!


Lo Slai cobas per il sindacato di classe non ha forza in fabbrica per fermare l’azienda con uno sciopero, cosa che avrebbe fatto immediatamente. Cosa che non ha fatto ad esempio l’Usb.
Per questo ora la parola e l’azione spetta ai lavoratori che già nei giorni passati avevano reagito spontaneamente restando a casa in malattia. Questo comportamento spontaneo a tutela della propria vita deve continuare, e non ci sono numeri che tengano.

Nello stesso tempo è quando c’è bisogno che i lavoratori devono farsi vedere e sentire.

Dare forza allo Slai cobas in questo momento è l’arma in più che i lavoratori possono usare.

La nostra proposta resta lo sciopero, ed è rivolta a tutti i sindacati, perchè lo sciopero deve essere unitario e di massa per cambiare questa situazione. Ma sciopero o non sciopero bisogna difendersi con tutti i mezzi.

E’ inutile rilevare che una qualsiasi estensione del contagio in fabbrica va ben oltre gli operai, tocca famiglie, quartieri, paesi. Si può rischiare questo?

Da Gazzetta  del Mezzogiorno

PERICOLO CONTAGIO
Mittal Taranto, caso sospetto Coronavirus: operaio attende tampone


28 MARZO, 2020
Si è sentito male durante turno lavoro, ora isolato al domicilio

TARANTO - Caso sospetto di Coronavirus all’interno dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto. Si tratta, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, di un addetto agli impianti di ossigeno (reparto PGT) che si era recato al lavoro ieri sera per l’ultimo turno. Il controllo al termoscanner non aveva rilevato uno stato febbrile. Solo in seguito l’operaio ha avvertito un malore e la temperatura corporea è salita fino a quasi 38 gradi. Il lavoratore è stato riaccompagnato a casa e dalla notte scorsa è isolato al proprio domicilio.
A quanto si è appreso, l’operaio ha telefonato al numero 1500 riferendo alcuni sintomi che sarebbero sovrapponibili al Coronavirus ed è in attesa di essere contattato dall’Asl per effettuare il tampone.

La Fim Cisl ha informato i propri iscritti spiegando che «è stato attivato il protocollo con la Asl e in via cautelativa si è proceduto a sanificare tutto l'edificio. L’azienda ha predisposto il protocollo Covid». Proprio oggi i sindacati hanno incontrato la direzione aziendale e il custode giudiziario Barbara Valenzano, ribadendo la necessità di «contenere al minimo tecnico gli impianti riducendo la presenza di dipendenti diretti e dell’appalto all’interno dello stabilimento».

A LAVORO CON IL TERRORE DEL VIRUS - «Ogni lavoratore è costretto ad indossare una o al massimo due mascherine la settimana perché i rifornimenti stanno andando a ruba per paura che si esauriscano, gli impianti in cui lavora il personale non sono per niente stati igienizzati e si lavora in alcune postazioni gomito a gomito. Andiamo al lavoro con il terrore». Lo dice all’ANSA Marco Viterbo, operaio dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto e delegato Rsu della Uilm, evidenziando i timori dei lavoratori per il rischio di contagio da Coronavirus all’interno della fabbrica. «La nostra voce - aggiunge - non viene ascoltata dal prefetto e dall’azienda. Non siamo animali. Qui nessuno si fa carico delle nostre paure, non siamo cavie, ma uomini, padri di famiglia e mariti. Il governo non può abbandonarci, lo stabilimento può diventare un focolaio con effetti irreversibili».
L’operaio e delegato Uilm ricorda che il sindacato ha chiesto "per bene due volte prima all’azienda e poi al prefetto una diminuzione del personale e la messa in sicurezza degli impianti con le comandate. E’ una cosa che si può fare». I lavoratori, insiste Viterbo, si sentono «presi in giro. Siamo stanchi, non vogliamo rischiare di ammalarci per questo maledetto virus. Siamo ancora in tempo, non vogliamo riempire gli ospedali.

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