Nello studio notarile di Pier Gaetano Marchetti a Milano sono stati
firmati, da quanto si è saputo, gli accordi fra il gruppo ArcelorMittal e
i commissari dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria: uno che
prevede la modifica al contratto, l’altro che riguarda le rinunce agli
atti della causa civile in corso a Milano.
Lo riferisce l’agenzia ANSA, confermata da nostre fonti.
A questo punto, la causa sarà dunque cancellata. Un’udienza era prevista per venerdì. Nello studio notarile per le firme dell’accordo era presente l’ad di Arcelor Mittal Italia Lucia Morselli, assieme ai commissari dell’ex Ilva e ai legali delle parti. Il gruppo franco indiano, rappresentato fra gli altri dall’avvocato Ferdinando Emanuele, mentre fra i legali dell’ex Ilva figura l’avvocato Enrico Castellani. L’atto di citazione con cui la multinazionale voleva dare l’addio all’Ilva risale allo scorso 4 novembre. Ora con gli accordi la controversia giudiziaria si chiude e dovrebbe iniziare il rilancio del polo siderurgico con un nuovo piano industriale.
«Il pre-accordo» sull’ex Ilva «prevede un aumento dei lavoratori in Cassa Integrazione e il vincolo dell’accordo sindacale entro il 30 maggio senza una nostra preventiva condivisione del piano e degli strumenti adottati». Lo sottolinea i sindacati con la presa di posizione unitaria firmata dai leader della Cgil Maurizio Landini, della Fiom Francesca Re David, Della Cisl Annamaria Furlan, della Fim Marco Bentivogli, della Uil Carmelo Barbagallo, della Uilm Rocco Palombella.
Lo riferisce l’agenzia ANSA, confermata da nostre fonti.
A questo punto, la causa sarà dunque cancellata. Un’udienza era prevista per venerdì. Nello studio notarile per le firme dell’accordo era presente l’ad di Arcelor Mittal Italia Lucia Morselli, assieme ai commissari dell’ex Ilva e ai legali delle parti. Il gruppo franco indiano, rappresentato fra gli altri dall’avvocato Ferdinando Emanuele, mentre fra i legali dell’ex Ilva figura l’avvocato Enrico Castellani. L’atto di citazione con cui la multinazionale voleva dare l’addio all’Ilva risale allo scorso 4 novembre. Ora con gli accordi la controversia giudiziaria si chiude e dovrebbe iniziare il rilancio del polo siderurgico con un nuovo piano industriale.
L’intesa prevede che il nuovo piano industriale si articoli per il periodo 2020-2025
di Domenico Palmiotti
È stato firmato a Milano, nello studio del notaio Marchetti, l’accordo tra Ilva
in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal Italia, che chiude tre
mesi mesi di conflitto tra le parti. Cioè da quando, erano i primissimi
di novembre, ArcelorMittal manifestò, con atti formali, la
propria volontà di recedere dal contratto di fitto di Ilva per tre cause
ritenute ostative: abolizione dello scudo penale sul piano ambientale,
rischio sequestro con spegnimento dell’altoforno 2 – uno dei tre
operativi della fabbrica -, ostilità all’investitore da parte della
comunità e delle istituzioni di Taranto.
Al
4 marzo, data della firma, le prime due cause non sono più sul tavolo
mentre persiste e si ispessisce la terza. All’apertura del conflitto
sono poi seguite settimane di trattativa, anche con l’intervento e la
regia del Governo, e oggi le due società mettono nero su bianco.
Firmeranno l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, e i commissari
straordinari Ilva. Dei tre commissari, però, saranno a Milano solo
Alessandro Danovi e Antonio Lupo. Francesco Ardito, impossibilitato ad
essere a Milano, firmerà invece attraverso procura notarile già
predisposta nel pomeriggio del 3 marzo.
L’accordo
come primo effetto produrrà il ritiro da parte di ArcelorMittal
dell’atto di citazione depositato al Tribunale di Milano nei confronti
dei commissari Ilva, atto in cui - dopo una lettera informativa alla
stessa Ilva - si notificava la volontà di recedere dal contratto. A
seguito del ritiro dell’atto giudiziario di ArcelorMittal, anche i
commissari ritireranno il ricorso cautelare urgente, ex articolo 700,
presentato contro ArcelorMittal al fine di bloccarne il disimpegno.
Anche se, si osserva, già il ritiro dell’atto di ArcelorMittal provoca
la decadenza di quello di Ilva in as.
Il 6 marzo è
infatti fissata al Tribunale di Milano la nuova udienza sui due ricorsi
dopo le udienze precedenti del 27 novembre, del 20 dicembre e del 7
febbraio, tutte chiusesi con un rinvio sulla base del fatto che le parti
non volevano dar corso al giudizio perché stavano trattando l’intesa. E
l’accordo raggiunto sarà ora prospettato al giudice il 6 marzo. Da
vedere, tuttavia, se questa udienza sarà confermata per il 6 oppure
slitterà vista la disposizione del presidente del Tribunale di Milano,
Roberto Bichi, causa Coronavirus.
I punti fondamentali dell’intesa
L’accordo modifica il contratto che le due società hanno stipulato in precedenza. L’intesa prevede che il nuovo piano industriale si articoli per il periodo 2020-2025. Previsti il completamento delle attività Aia, il «completo rifacimento dell’altoforno 5» e la suddivisione in quote paritarie tra ArcelorMittal e Ilva dei costi di adeguamento degli altiforni 1, 2 e 4. Sarà utilizzato il preridotto di ferro insieme a nuove tecnologie “a minor impatto ambientale” e si costruirà un forno elettrico “nell’ottica della graduale decarbonizzazione”. I livelli di produzione ottimale vengono fissati nell’accordo modificato a 8 milioni di tonnellate di acciaio. Per l’occupazione, si parla di “tenuta” dei livelli con 10.700 risorse a regime. Questo vuol dire che da quest’anno, prima di arrivare al 2025, l’occupazione scenderà perché si farà ricorso agli ammortizzatori sociali per ristrutturazione.
L’accordo modifica il contratto che le due società hanno stipulato in precedenza. L’intesa prevede che il nuovo piano industriale si articoli per il periodo 2020-2025. Previsti il completamento delle attività Aia, il «completo rifacimento dell’altoforno 5» e la suddivisione in quote paritarie tra ArcelorMittal e Ilva dei costi di adeguamento degli altiforni 1, 2 e 4. Sarà utilizzato il preridotto di ferro insieme a nuove tecnologie “a minor impatto ambientale” e si costruirà un forno elettrico “nell’ottica della graduale decarbonizzazione”. I livelli di produzione ottimale vengono fissati nell’accordo modificato a 8 milioni di tonnellate di acciaio. Per l’occupazione, si parla di “tenuta” dei livelli con 10.700 risorse a regime. Questo vuol dire che da quest’anno, prima di arrivare al 2025, l’occupazione scenderà perché si farà ricorso agli ammortizzatori sociali per ristrutturazione.
Maggio e novembre prossimi tappe fondamentali
Entro il 31 maggio, «con riferimento al periodo necessario a raggiungere la piena capacità produttiva dello stabilimento di Taranto in base al nuovo piano industriale», dovrà infatti essere definita «una soluzione che preveda il ricorso a strumenti di sostegno, compresa la cassa integrazione guadagni straordinaria, per un numero di dipendenti da determinare».
Entro il 31 maggio, «con riferimento al periodo necessario a raggiungere la piena capacità produttiva dello stabilimento di Taranto in base al nuovo piano industriale», dovrà infatti essere definita «una soluzione che preveda il ricorso a strumenti di sostegno, compresa la cassa integrazione guadagni straordinaria, per un numero di dipendenti da determinare».
«Si è dovuto prevedere l’ipotesi che
il nuovo contratto di investimento non si perfezioni e che Am Investco
possa recedere dal contratto di affitto modificato», si specifica in
relazione al prossimo ingresso dello Stato nella società. A fronte di
tale facoltà, previsto il pagamento di un importo di 500 milioni da
parte della multinazionale.
L’accordo,
infine, non fa alcun riferimento allo scudo penale relativamente al
piano ambientale di cui ArcelorMittal ha beneficiato sino ad alcuni mesi
fa e che è stato eliminato da una legge l’anno scorso.
Le reazioni sindacali
È netta ed unitaria (riferisce ancora l’ANSA) la bocciatura dei sindacati dell’accordo siglato oggi sull’ex Ilva. «Nei fatti il pre-accordo prevede una fase di stallo da qui alla fine del 2020 per quanto riguarda le prospettive e l’esecuzione del piano industriale», scrivono i segretari generali di Cgil e Fiom, Cisl e Fim, Uil e Uilm. «Tutto questo – sottolineano – arriva dopo due anni di ulteriore incertezza, particolarmente rischiosa per una realtà industriale che necessita invece di una gestione attenta e determinata». L’accordo firmato sull’ex Ilva «nello specifico ci sembra di totale indeterminazione: il periodo di tempo senza una governance chiara, il ruolo delle banche e dell’investitore pubblico, il mix produttivo tra ciclo integrale e forni elettrici, il ruolo conseguente delle due società, la possibilità con questo piano di occupare i 10.700 lavoratori più i 1.800 in amministrazione straordinaria e i lavoratori delle aziende di appalto, che l’accordo del 6 settembre 2018 assicurava». Sostengono Cgil, Cisl, Uil, Fiom, Fim e Uilm.«Il pre-accordo» sull’ex Ilva «prevede un aumento dei lavoratori in Cassa Integrazione e il vincolo dell’accordo sindacale entro il 30 maggio senza una nostra preventiva condivisione del piano e degli strumenti adottati». Lo sottolinea i sindacati con la presa di posizione unitaria firmata dai leader della Cgil Maurizio Landini, della Fiom Francesca Re David, Della Cisl Annamaria Furlan, della Fim Marco Bentivogli, della Uil Carmelo Barbagallo, della Uilm Rocco Palombella.
Nessun commento:
Posta un commento