sabato 1 giugno 2013

Chiarezza: lettera agli operai appalto Eni a Rsu Fiom, Fim, Uilm



AGLI OPERAI DELL’APPALTO ENI
ALLE RSU DI FIOM, FIM E UILM

La maniera come ieri il giornale “Quotidiano” ha riportato il comunicato stampa dello Slai cobas per il sindacato di classe sullo sciopero del 30 maggio dell’appalto Eni è totalmente sbagliato lì dove attribuisce l’iniziativa dei lavoratori allo slai cobas.
Questo non c’era affatto nel comunicato dello slai cobas che parla, invece, di “solidarietà” – e che vi inviamo.
Ed è grave che il giornalista del Quotidiano arbitrariamente abbia scritto quelle frasi non vere. Vi assicuriamo che ieri, i primi ad esserne sorpresi e arrabbiati siamo stati noi. Tant’è che nel pomeriggio appena letto l’articolo immediatamente abbiamo chiesto una rettifica al “Quotidiano” che oggi riporta sul suo giornale a pag. 12, scrivendo: “lo Slai Cobas ha espresso solo solidarietà… Lo sciopero organizzato dai lavoratori dell’appalto Eni è stato indetto dalle Rsu di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil: per un involontario errore infatti, nell’articolo apparso ieri, l’iniziativa era stata attribuita allo Slai cobas. Il sindacato di base aveva espresso soltanto solidarietà ai lavoratori coinvolti nelle vertenze per i cambi di appalto e aveva commentato l’ottima riuscita della protesta dell’appalto della raffineria Eni di Taranto ma non si era attribuita la paternità dello sciopero…”.
Ieri stesso, d’altra parte, un altro giornale “TarantoOggi” riportava, invece, in maniera corretta il comunicato dello slai cobas.
Vi possiamo assicurare, e chi ci conosce lo sa bene, che non è assolutamente stile dello Slai cobas quello di attribuirsi paternità di lotte che non fa.

Speriamo che con questo chiarimento, che, ripetiamo, potrete verificarlo dalla rettifica del giornale stesso, l’ “indignazione”, sacrosanta da voi espressa nei confronti dello slai cobas rientri.

Detto questo, lo slai cobas è stato presente giovedì alla portineria del varco 3 perché alcuni lavoratori della Rendelin, iscritti allo Slai cobas, ci hanno chiamato e invitato a venire.
I coordinatori provinciali dello Slai cobas, quindi, lo hanno immediatamente fatto, per solidarizzare e conoscere da vicino lo stato della situazione.
La prima cosa che hanno fatto è stato, quindi, informarsi dai lavoratori e dai rappresentanti dei sindacati confederali che stavano facendo il presidio alla portineria a che punto era tutta la vicenda, anche allo scopo di vedere se potevano fare qualcosa per contribuire alla lotta che i lavoratori stavano facendo con un blocco molto riuscito.
Cosa che hanno peraltro fatto immediatamente, contattando la Direzione prov.le del Lavoro e chiedendo anche a loro che cosa stessero facendo per salvaguardare il diritto al lavoro nel cambio di appalto.
Dopo di che, hanno fatto un comunicato stampa di solidarietà e di informazione, perché è giusto e sacrosanto, e i lavoratori ne hanno diritto, che la stampa informi su questa importante lotta – cosa che altrimenti non ci sarebbe stata. Poi il “Quotidiano” invece di mettere il comunicato, lo ha interpretato in maniera sbagliata, a modo suo.
Questi i fatti, per chiarezza e massimo rispetto reciproco.  

Però, nessuno può fare affermazioni che non corrispondono alla realtà.
Non è vero che lo slai cobas è sconosciuto ai lavoratori, tant’è che, appunto, mesi fa alcuni operai proprio della Rendelin si rivolsero e si iscrissero allo Slai cobas. I lavoratori non sono “proprietà” di nessuna sigla sindacale.
Non è vero che noi non conosciamo le problematiche del lavoro e dei lavoratori della Raffineria. Anche in passato ci siamo occupati dell’Eni, soprattutto per questioni legate alla sicurezza e conoscevamo parzialmente la situazione della Rendelin.
Non è giusto, e noi no lo accetteremmo, se si vuole usare questo errore del giornale per dire che lo slai cobas deve stare fuori dalla lotta degli operai dell’appalto Eni. Lo Slai cobas, per quanto gli è possibile, per le poche forze che ha – visto che non vi sono funzionari sindacali – sta nelle lotte dei lavoratori, o per essere al loro fianco per solidarietà, dando un proprio contributo alla vittoria della lotta, o, dove gli stessi lavoratori lo chiedono, entrando nel merito della conduzione della lotta.
Questo nessuno ce lo può impedire.
Infine, per essere chiari su tutto. Il contributo ad una lotta – tra l’altro importante come quella dell’appalto Eni – è anche quella di darne visibilità, di farla conoscere agli altri lavoratori, alla cittadinanza, per renderla più forte. Per nostra esperienza – e vi possiamo assicurare che ne abbiamo abbastanza (Ilva, lotte dei lavoratori delle pulizie, altre fabbriche metalmeccaniche come la Effer, lotte dei disoccupati, lavoratori della Pasquinelli, del Cimitero, ecc.) – far uscire dal silenzio le lotte è stato sempre un’”arma” utile anche alla soluzione positiva della lotta. E, a volte i giornalisti – che fanno un cattivo servizio – si cacciano, a volte si fanno venire perché parlino non solo delle ragioni delle aziende ma delle ragioni dei lavoratori.

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