Non basta che Riva e segretari dei sindacati confederali vengano condannati per "truffa" per l'accordo del 15 dicembre 2011, devono essere condannati anche per aver con ricatto estorto le firme degli operai Ilva a un Verbale di transazione illegale.
Questa imposizione di firma, con le pressioni dei capi annesse e connesse, per avere un'indennità che era un diritto degli operai - e che tra l'altro non era neanche a pagamento del tempo per il 'cambio tuta' e l'arrivo nel reparto - è stata l'azione più pesante e deleteria che ha praticamente impedito e frenato un rigetto a livello di massa dell'accordo del dicembre 2011.
PER QUESTO L'AZIENDA DEVE ANCHE PAGARE PENALMENTE.
MA DEVONO ESSERE CONDANNATI, COME E FORSE ANCHE PIU' DELL'AZIENDA, I SEGRETARI DI FIM, FIOM E UILM, perchè loro hanno permesso questo ricatto, loro l'hanno gestito con l'azienda, loro hanno intimorito gli operai che non volevano firmare.
In questo senso, se il padrone fa il padrone, sono i sindacati che dovrebbero invece difendere gli operai e prendono soldi dagli operai che sono più bastardi.
E ALL'ILVA SONO COMPLICI DI TUTTO QUELLO CHE ACCADE DENTRO.
PER QUESTO ANCHE FIM, FIOM E UILM DEVONO PAGARE PENALMENTE!
E ALL'ILVA SONO COMPLICI DI TUTTO QUELLO CHE ACCADE DENTRO.
PER QUESTO ANCHE FIM, FIOM E UILM DEVONO PAGARE PENALMENTE!
Questo aspetto, che è fondamentale, per affermare anche all'Ilva una linea sindacale di classe, viene, però, tenuto in sordina negli esposti che oggi, dopo due anni, vengono presentati da un lato dall'Usb dall'altro dal Comitato lavoratori cittadini Liberi e Pensanti (questi ultimi onesti che hanno detto pubblicamente che lo slai cobas subito dopo l'accordo aveva fatto l'esposto - mentre l'Usb si appropria del lavoro dello Slai cobas e pure dell'avvocato in maniera truffaldina).
MA NON SI PUO' DENUNCIARE L'AZIENDA SENZA DENUNCIARE CONTEMPORANEAMENTE I SUOI SERVI!
Si porta a conoscenza un seguito all'esposto fatto dallo Slai cobas nel gennaio 2012, in quanto degli operai Ilva ci hanno fornito nuova documentazione che attesta il ricatto con cui si è imposto agli operai di firmare il verbale di transazione.
Si porta a conoscenza un seguito all'esposto fatto dallo Slai cobas nel gennaio 2012, in quanto degli operai Ilva ci hanno fornito nuova documentazione che attesta il ricatto con cui si è imposto agli operai di firmare il verbale di transazione.
SLAI COBAS per il
sindacato di classe
Sede
legale v. Rintone, 22 Taranto – T/F 0994792086 – 3475301704 –
slaicobasta@gmail.com
TA.
12.11.13
All.
2
Alla
PROCURA DELLA REPUBBLICA
TARANTO
OGGETTO:
DENUNCIA su “accordo del 15.12.11” su cambio tuta dell’Ilva spa
e imposizione ai lavoratori della firma di un Verbale di transazione.
La
sottoscritta Calderazzi Margherita, coordinatrice dello SLAI COBAS
per il sindacato di classe, unitamente all'operaio,
che sottoscrive la presente, DENUNCIA.
Il
responsabile legale dell'Ilva Spa, e i segretari di Fim, Fiom, Uilm
firmatari dell'accordo del 15.12.13, per quanto di seguito segnalato:
Premesso
che le violazioni segnalate in merito ai contenuti dell'accordo in
oggetto citato sono stati già oggetto di denuncia a codesta Procura,
la presente riguarda le modalità, a parere degli scriventi
ricattatorie ed estorsive, con cui a seguito di tale accordo la
Direzione dell'Ilva spa e le segreterie di fim, fiom, uilm,
unitariamente hanno imposto ai lavoratori Ilva la sottoscrizione di
un verbale di transazione, una sorta di “liberatoria” per crediti
retributivi passati, presenti e futuri dei singoli lavoratori, quale
condizione improrogabile per avere l'”indennità di presenza”
(indicata informalmente come indennità tempo cambio tuta),
In
merito a queste modalità impositive, che hanno avuto un esplicito
segnale ricattatorio, e in merito alle modalità in cui gli operai
sono state chiamati a firmare il verbale di transazione, a nostro
parere in aperta violazione dei requisiti indicati anche dal codice
civile, si consegna, in allegato, una registrazione, fatta da un
operaio e ci si riserva di portare varie testimonianze di operai
ilva.
Da
queste testimonianze emerge che tanti operai hanno ricevuto da capi e
dirigenti aziendali minacce di ritorsione sia sulle condizioni di
lavoro che economiche in caso di rifiuto di sottoscrizione della
“liberatoria”.
Questo
clima fa sì che tanti operai sono stati costretti a ritirare ricorsi
precedentemente fatti sul ‘cambio tuta’.
Per
meglio chiarire quanto sopra forniamo ulteriori informazioni.
L’accordo
del 15.12.11 ad un certo punto scriveva: “alla platea dei
lavoratori di cui al presente accordo, con anzianità aziendale
minima di cinque anni, pro quota per anzianità inferiori,
condizionalmente
alla adesione individuale all’accordo mediante sottoscrizione di
verbale di transazione in sede sindacale,
avente ad oggetto rivendicazioni inerenti la problematica
regolamentata dalle intese richiamate, viene riconosciuta una una
tantum forfettaria di euro 1.750 lordi che verrà corrisposta in 2
tranches: euro 1000 al 31.12.2011, euro 750 al 30.9.2012”. E
l’accordo si concludeva con la precisazione: “resta inteso che
l’intero
accordo sarà applicato ai singoli lavoratori previa adesione
individuale all’accordo stesso”.
All’accordo,
quindi, viene allegato un “verbale di transazione ex art. 2113 cc
in esecuzione dell’Accordo sindacale del 15.12.2011”, in cui si
ribadisce
“l’onnicomprensività del trattamento normativo ed economico in
essere, ed attribuito – nei casi specificati – ulteriore
erogazione economica, condizionata
all’adesione individuale dell’intesa sindacale
del dipendente interessato mediante sottoscrizione del verbale di
transazione individuale con assistenza delle parti stipulanti
l’intesa collettiva”.
E
conclude affermando: “… i lavoratori dichiarano di non aver
null’altro a pretendere da ILVA SPA per i titoli e le causali
oggetto del presente accordo transattivo e per ogni controversia
attuale o anche solo potenziale avente ad oggetto istituti di legge e
contrattuali oggetto dell’Accordo sindacale del 15.12.2011..”.
Successivamente,
viene indetto un referendum tra i lavoratori Ilva nei giorni 9-10-11
gennaio.
La
Direzione Ilva in data 9.1.2012 affigge un “Avviso” che parla di
“ipotesi di accordo
relativa al miglioramento dell’efficienza e della produttività
dello Stabilimento”
e scrive che “in caso di esito positivo del referendum sarà
disponibile un modulo attraverso il quale aderire individualmente al
contenuto dell’accordo 15.12.2011 che verrà allegato al cedolino
paga. Tale modulo debitamente compilato in tutte le sue parti, dovrà
essere consegnato entro e non oltre mercoledì 25 gennaio 2012 al
reparto di appartenenza unitamente alla copia fotostatica di un
documento di riconoscimento in corso di validità”.
Nel
modulo è scritto: “il sottoscritto… ritenendo di avere i
requisiti previsti dall’accordo sindacale del 15.12.2011, dichiara
di aderire individualmente allo stesso accettando la proposta
transattiva formulata da ILVA Spa attraverso la sottoscrizione del
verbale di transazione ex art. 2113 c.c. previsto in esecuzione
dell’intesa”.
E’
la prima volta, a nostra memoria, che un accordo siglato tra
sindacati e azienda per conto di tutti i lavoratori di una data
realtà lavorativa debba avere una firma di transazione ai sensi
dell’ex art. 2113 c.c. di ogni lavoratore, e non, invece, essere
valido automaticamente per tutti i lavoratori e che gli importi
vengano dati solo agli operai che firmano il “verbale di
transazione” e agli altri No.
E’
evidente, a nostro parere, che trattasi di una forma di
discriminazione tra gli operai. Di
fatto una operazione truffaldina verso lavoratori che si vedono
costretti a firmare una transazione mai da loro richiesta.
L’art.
2113 parla di “rinunce e transazioni che hanno per oggetto diritti
del prestatore di lavoro derivanti da disposizioni inderogabili della
legge e dei contratti e accordi collettivi”.
Per
un solo momento, potremmo anche considerare che tale sottoscrizione
avrebbe avuto se mai un senso solo se richiesta ai lavoratori che
avevano già avviato ricorso – ma, anche in questo caso, questi
lavoratori avevano fatto il ricorso per il “riconoscimento
retributivo del tempo cambio tuta”; mentre l’accordo del 15.12.11
parla di “premio di presenza” – quindi il Verbale chiederebbe,
paradossalmente, anche ai ricorrenti una transazione su un oggetto
mai rivendicato dagli stessi.
L’unica
ratio, pertanto, della imposizione della sottoscrizione del “Verbale
di transazione” è
data dal fatto che l’azienda vuole impedire che i lavoratori
possano rivendicare in sede legale, per il passato e per il futuro,
il riconoscimento del diritto retributivo sul ‘cambio tuta’.
Quindi, di fatto l’imposizione di questa “liberatoria” è una
implicita ammissione che l’accordo sta
violando “diritti
del prestatore di lavoro derivanti da disposizioni inderogabili della
legge e dei contratti e accordi collettivi”.
Che
la sottoscrizione del “verbale di transazione” abbia un senso
esplicitamente ricattatorio verso gli operai, ne danno prova denunce
da parte di operai, secondo cui alcuni capi hanno sostenuto che chi
non firmava, oltre a non avere il “premio di presenza” e l’una
tantum, poteva essere oggetto di ritorsioni aziendali.
La
sottoscrizione di questa “liberatoria”, inoltre, costituisce
anche un pericoloso precedente che può agire in altre realtà
lavorative, e pertanto potrebbe danneggiare non solo gli operai
dell’Ilva, ma potenzialmente la certezza del diritto per l’insieme
dei lavoratori.
Va
inoltre sottolineato l'anomalia del clima che accompagna questo
accordo. Mentre Fim, Fiom , Uilm lasciano nell’incertezza sui vari
punti dell’accordo gli operai, è l’azienda, che, sostituendosi
alle OO.SS., informa gli operai del percorso che dovranno fare per
poter ricevere l’una tantum e il ‘premio di presenza’.
La
stessa non attende neanche l’esito del referendum per far trovare
nel ‘cedolino paga’ consegnato il 10 gennaio il modulo di
adesione all’accordo; così
come prima del referendum, e prima di verificarne l’esito,
nell’Avviso esposto del 9.1.2012, la direzione aziendale scrive che
tale modulo deve essere compilato e consegnato entro il 25 gennaio
2012, con un’evidente azione di pressione psicologica, e con un
esautoramento, non considerazione di fatto dell’esito del
referendum stesso.
Non
solo, il referendum si svolge all’interno di un clima di pressione
aziendale, di timori dei lavoratori di ritorsioni (cambio reparto,
cambio turno lavorativo, ecc.), e soprattutto di assenza di
assistenza sindacale, nonché di vere e proprie irregolarità: non
c'è nessun rappresentante del NO al referendum né nella commissione
elettorale né nei seggi in cui si tiene il voto, in tutte le fasi di
esso – consegna scheda, votazione, conteggio dei voti, risultati
finali; siamo inoltre in grado, se necessario, di produrre
testimonianze su firme sostitutive, impedimenti di recarsi a votare,
e soprattutto la non presenza durante le procedure di voto di circa
un terzo degli operai aventi diritto al voto.
Per
quanto riguarda poi la sottoscrizione del Verbale di Transazione,
questa avviene non secondo le procedure indicate dal cc, ma violando
la privacy del singolo operaio (l'azienda fa sottoscrivere convocando
i lavoratori, fino a 200, in assemblea), impedendo ai singoli
lavoratori di leggere il testo del verbale prima di apporre la firma.
Gli operai, quindi, sono
chiamati a firmare senza aver avuto la possibilità di conoscere i
termini dell'accordo e della transazione, nè da parte dell'azienda,
nè tantomeno da parte di Fim, Fiom, Uilm che non hanno fatto alcuna
assemblea informativa, nè affisso nelle bacheche sindacali copia
dell'accordo con l'allegato verbale di transazione. Quindi viene a
mancare quanto prevede la legge: la massima garanzia che la persona
firmataria abbia piena consapevolezza di quanto sta firmando.
SU
QUESTO ALLEGHIAMO UNA TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO DELL'ILVA.
Infine,
segnaliamo che se un operaio, successivamente la firma della
transazione volesse rinunciare all'una tantum previsto dall'accordo
del 15.12.11, l'azienda continua nella sua azione ricattatoria,
pretendendo di riprendersi l'una tantum tutta su un'unica mensilità
salariale, lasciando all'operaio in busta paga solo alcune decine di
euro.
Di
tutto quanto sopra evidenziato sono stati attivamente corresponsabili
i segretari di fim, fiom, uilm, firmatari dell'accordo del 15.12.11,
sia per aver posto la firma del verbale di transazione come
condizione per avere ciò che è un diritto oggettivo degli operai,
sia per la loro attiva collaborazione con la direzione aziendale in
tutta l'anomala e irregolare procedura, comprese le irregolarità da
parte delle stesse OO.SS avvenute nel corso del referendum.
Per
tutto quanto sopra esposto, premesso che la scrivente, il lav. De
Nicola Antonio e altri lavoratori dell’Ilva Spa sono a disposizione
per fornire chiarimenti e testimonianze,
SI
CHIEDE:
- di considerare illegittima e ricattatoria/estorsiva la sottoscrizione del Verbale di Transazione;
- di accertare se il ruolo delle OO.SS. nella persona dei loro segretari sia da considerarsi collusivo alle violazioni di leggi e contrattuali aziendali.
Si
chiede, infine, di conoscere l’esito della presente denuncia.
ALLEGATI:
un
DVD con registrazione
lettera-testimonianza
di un operaio Ilva
per
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Coord. Calderazzi Margherita
Per
com. T/F 0994792086 – 3475301704 – slaicobasta@gmail.com
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