Brindisi, è di un politico
la «casa a luci rosse»
BRINDISI
- Casa a “luci rosse” in via Mario Pagano: mentre proseguono a pieno
regime le indagini della Polizia finalizzate a fare maggiore luce sulla
vicenda, si è appurata una clamorosa verità. L’appartamento dove i trans
stranieri accoglievano i propri clienti (alcuni facoltosi, altri
semplici operai e persino qualche disoccupato) sarebbe di proprietà di
un politico brindisino, in maniera specifica impegnato
nell’Amministrazione comunale.
Sarebbe, o meglio... è, atteso che la fonte da cui è derivata la notizia lo dà per sicuro, lasciando pochi spazi ad ogni minimo dubbio.
Questo, ovviamente, non vuol dire che il politico in questione abbia affittato personalmente e direttamente l’immobile di sua proprietà a chi poi ne ha fatto l’uso che è emerso dopo il blitz effettuato dai poliziotti nei giorni scorsi. Forse, l’appartamento era già nella disponibilità di un conduttore che lo ha poi sub-affittato ai trans scoperti dagli agenti, ma è certamente un mistero come il proprietario effettivo non si sia accorto di nulla di quanto accadesse all’interno di quella palazzina di via Mario Pagano. Uno stabile dove da tempo c’era un via vai di gente che non disdegnava, in pieno tempo di crisi, di “scucire” più di qualche bigliettone pur di trascorrere dei momenti in “allegria”. Si è appurato, peraltro, che gli appostamenti dei poliziotti avvenivano già da alcuni mesi e che molti dei clienti sono stati fermati all’uscita dall’appartamento, sebbene nessuno di essi, a quanto pare, risulta formalmente indagato, quanto piuttosto ritenuto persona informata sui fatti.
Come detto, però, le indagini proseguono e gli investigatori vogliono capire se dietro queste prestazioni sessuali si possa celare un ben più ampio giro di prostituzione. Va da sè che anche il politico-proprietario dell’immobile sarà già stato ascoltato dai poliziotti.
Sarebbe, o meglio... è, atteso che la fonte da cui è derivata la notizia lo dà per sicuro, lasciando pochi spazi ad ogni minimo dubbio.
Questo, ovviamente, non vuol dire che il politico in questione abbia affittato personalmente e direttamente l’immobile di sua proprietà a chi poi ne ha fatto l’uso che è emerso dopo il blitz effettuato dai poliziotti nei giorni scorsi. Forse, l’appartamento era già nella disponibilità di un conduttore che lo ha poi sub-affittato ai trans scoperti dagli agenti, ma è certamente un mistero come il proprietario effettivo non si sia accorto di nulla di quanto accadesse all’interno di quella palazzina di via Mario Pagano. Uno stabile dove da tempo c’era un via vai di gente che non disdegnava, in pieno tempo di crisi, di “scucire” più di qualche bigliettone pur di trascorrere dei momenti in “allegria”. Si è appurato, peraltro, che gli appostamenti dei poliziotti avvenivano già da alcuni mesi e che molti dei clienti sono stati fermati all’uscita dall’appartamento, sebbene nessuno di essi, a quanto pare, risulta formalmente indagato, quanto piuttosto ritenuto persona informata sui fatti.
Come detto, però, le indagini proseguono e gli investigatori vogliono capire se dietro queste prestazioni sessuali si possa celare un ben più ampio giro di prostituzione. Va da sè che anche il politico-proprietario dell’immobile sarà già stato ascoltato dai poliziotti.
Potenza, sexy scandalo
alla Sita: «Così il capo
ci faceva le avances»
di Fabio Amendolara
POTENZA - La sua esperienza è diversa da quella raccontata dalla sua collega che ha denunciato il «Sita-sex-gate». Ma per gli investigatori il suo racconto conferma ciò che accadeva nell’ufficio del manager. «Con me non erano delle vere e proprie molestie sessuali, ma atteggiamenti da esibizionista non congrui in presenza di una figura femminile».
Un’altra donna è andata dai carabinieri e ha confermato quello che accadeva nell’ufficio del manager Giulio Leonardo Ferrara, 64 anni, all’epoca dei fatti direttore regionale della Sita Spa (gruppo Ferrovie dello Stato) e oggi anche a capo del Cotrab (consorzio che si occupa del trasporto urbano a Potenza) e da circa un anno vicepresidente della Sezione logistica e trasporti di Confindustria Basilicata.
Secondo i carabinieri Ferrara «ha abusato della sua autorità» con una sua sottoposta sul luogo di lavoro e l’avrebbe molestata sessualmente. Non solo: avrebbe sottratto dalle casse della Sita 10mila euro, evitato di pagare una serie di multe e minacciato «di trasferire» un altro dipendente se avesse parlato con i carabinieri.
Il manager è stato rinviato a giudizio ed è in attesa di essere processato dai giudici del Tribunale di Potenza (l’inchiesta è stata coordinata dal pm Anna Gloria Piccininni)
POTENZA - La sua esperienza è diversa da quella raccontata dalla sua collega che ha denunciato il «Sita-sex-gate». Ma per gli investigatori il suo racconto conferma ciò che accadeva nell’ufficio del manager. «Con me non erano delle vere e proprie molestie sessuali, ma atteggiamenti da esibizionista non congrui in presenza di una figura femminile».
Un’altra donna è andata dai carabinieri e ha confermato quello che accadeva nell’ufficio del manager Giulio Leonardo Ferrara, 64 anni, all’epoca dei fatti direttore regionale della Sita Spa (gruppo Ferrovie dello Stato) e oggi anche a capo del Cotrab (consorzio che si occupa del trasporto urbano a Potenza) e da circa un anno vicepresidente della Sezione logistica e trasporti di Confindustria Basilicata.
Secondo i carabinieri Ferrara «ha abusato della sua autorità» con una sua sottoposta sul luogo di lavoro e l’avrebbe molestata sessualmente. Non solo: avrebbe sottratto dalle casse della Sita 10mila euro, evitato di pagare una serie di multe e minacciato «di trasferire» un altro dipendente se avesse parlato con i carabinieri.
Il manager è stato rinviato a giudizio ed è in attesa di essere processato dai giudici del Tribunale di Potenza (l’inchiesta è stata coordinata dal pm Anna Gloria Piccininni)
p. potì
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