In una città in cui ci sono decine di migliaia di disoccupati e precari e in tutti i posti di lavoro vi sono licenziamenti, cassaintegrazione, cosiddetti "contratti di solidarietà", questo ministro non ha avuto nulla da dire su tutto questo.
La lotta per il lavoro è altra cosa.
Abbiamo preparato delle proposte, ma naturalmente sapendo che non possono essere accolte dai ministri del "lavoro che non c'è", queste proposte servono alla lotta unitaria e di massa.
Uniamo le vertenze, uniamo operai, precari, disoccupati in unico fronte di lotta - fuori e contro anche i sindacati confederali complici.
Primo, al problema sempre più vasto delle fabbriche in crisi (che spesso non sono affatto in crisi, ma chiudono per cercare lidi più convenienti) non si risponda solo con ammortizzatori sociali, ma con una RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO A PARITA’ DI SALARIO, alternativa ai Contratti di solidarietà; in questo caso l’intervento dell’Inps potrebbe coprire non le ore di “solidarietà” bensì la riduzione d’orario per mantenere il salario al 100%
Secondo, per i disoccupati, un intervento legislativo che porti subito all’occupazione di centinaia di migliaia di disoccupati – un esempio che vogliamo ricordare è in questo senso la Legge n.285/77. Ci sono settori di attività assolutamente necessari che devono creare occupazione: un PIANO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA ‘PORTA A PORTA’ all’interno della questione più generale del ciclo dei rifiuti; un piano di SOSTEGNO ALLE BONIFICHE AMBIENTALI per farne una risorsa lavorativa, in città in cui essa assume anche un significato di risarcimento sociale.
Istituzione del SALARIO MINIMO GARANTITO per i disoccupati e coloro che hanno una difficile ricollocazione lavorativa. Unito ad un piano di FORMAZIONE FINALIZZATA AL LAVORO.
Terzo, chiediamo che negli appalti pubblici, un LIMITE AL ”MASSIMO RIBASSO”, e una CLAUSOLA SOCIALE che obblighi le ditte ad assumere dal bacino dei disoccupati della realtà in cui si svolgono i lavori e al rispetto dei CCNL.
VOGLIAMO UN DECRETO OPERAIO ALL’ILVA che dica:
- nessun operaio deve andare a casa
- salari e diritti non si toccano
- gli operai impiegati nella messa a norma
- la 1° messa a norma è garantire sicurezza agli operai
- in una fabbrica insalubre e nociva come l’Ilva non si può lavorare per tanti anni, ma 20 ANNI BASTANO, con ripristino eventuale del CCNL siderurgico, ed estensione, quindi, a tutti dei benefici pensionistici.
Nessun commento:
Posta un commento