TARANTO - «Taranto
non è la Puglia, Taranto è una emergenza nazionale e come tale il
governo la sta seguendo sia per quanto riguarda le vicende ambientali
che quelle sanitarie. Per questo motivo ho ritenuto mio preciso dovere
capire attraverso il confronto con chi soffre le difficoltà di
quest’area»: così
si è espressa Beatrice Lorenzin, ministro della salute, che ieri dopo
aver presentato una relazione al convegno organizzato dalla diocesi ha
effettuato una visita nel reparto di Oncologia dell’ospedale Moscati. La
visita è durata 40 minuti circa e per 30 il ministro ha parlato con i
ricoverati.
Il ministro ha avuto «momenti di commozione» e ha mostrato le lacrime
mentre ascoltava la storia di un giovane ricoverato. Quelle scene
strazianti hanno fatto dimenticare alla Lorenzin anche le contestazioni
ricevute da parte di un gruppetto di manifestanti al momento del suo
arrivo al convegno. «Avevo messo in conto anche le contestazioni. Fa
parte dei rischi di chi assume responsabilità», ha sottolineato.
Ministro Beatrice Lorenzin, lei ha partecipato a un
convegno su ambiente, salute e lavoro a Taranto. Quale è il messaggio
che ha portato in una città nella quale diventa sempre più difficile
tenere insieme ambiente, salute e lavoro?
«Vorrei che in questa vicenda ognuno avesse il coraggio di
assumersi le proprie responsabilità. Io porto il messaggio di un governo
che sei mesi fa, al momento del suo insediamento, disse per voce del
presidente Letta che casi come Taranto non dovevano più verificarsi e
che non avremmo lasciato Taranto in ginocchio. Non abbiamo cambiato idea
e siamo qui a dimostrarlo anche con fatti concreti».
Emergenza ambientale significa anche emergenza
sanitaria. Eppure a Taranto ci sono ritardi nella attivazione del centro
salute ambiente istituito dalla Regione per monitorare i fattori di
rischio. Manca il personale. Ma la Regione non può assumere perché ci
sono ancora i vincoli del piano di rientro. Come se ne esce?
«L'organizzazione della macchina sanitaria è una cosa assai
complessa ma basta andare a leggersi le carte prodotte in questi mesi
per verificare che abbiamo svolto in pieno il compito richiesto: abbiamo
messo sul tavolo 10 milioni di euro per tre anni per consentire alla
Regione Puglia di superare il blocco del turn over, procedendo con nuove
assunzioni. Non tutte quelle risorse sono state spese. Il ministero
della Salute aveva già sbloccato oltre 7 milioni di euro per consentire
l'assunzione di centinaia di unità di personale sanitario. Aspettiamo il
programma operativo della Regione che speriamo contenga tutti i
suggerimenti formulati anche dal ministero per consentire di dedicare
all'area della città di Taranto tutto il supporto diagnostico e clinico
necessario alla popolazione».
Anche il Centro salute ambiente, che deve servire per monitorare la situazione di crisi di Taranto, è in ritardo...
«C’è un piano di monitoraggio che il ministero della salute sta
effettuando insieme alla Regione per le persone malate e le persone che
speriamo non si ammalino, quindi i nascituri. Nello stesso momento
stiamo continuando a monitorare animali e terreni. Allo stesso tempo lo
screening sanitario va allargato oltre i confini della città per
verificare se c'è la contaminazione del prodotti e dei mangimi per gli
animali».
L’introduzione dei costi standard, cioè la
definizione di un costo per gli acquisti che valga su tutto il
territorio nazionale, contrappone Nord e Sud. A suo parere quando devono
entrare in vigore i costi standard?
«I costi standard vanno applicati come previsto dalla legge e
quindi il riparto del fondo sanitario del 2013 non potrà che tenerne
conto. Non sono la panacea di tutti i mali ma contribuiranno al
risparmio. Le Regioni dovranno porre molta attenzione all'acquisto di
beni e servizi. Non è' accettabile che un pasto costi in un ospedale 8
euro e in un altro 32. Siamo certi che servizi come lavanderia, pulizia,
ma anche l'acquisto di apparecchiature non potrà più avvenire con le
attuali procedure. Altro risparmio considerevole arriva, come già
dimostrano i dati in nostro possesso, una maggiore appropriatezza delle
cure e dei ricoveri, nell'erogazione delle prestazioni».
Il governo si sta confrontando con le Regioni sul Patto della salute. Quali sono gli elementi che devono caratterizzarlo?
«E' la grande occasione per un cambio culturale epocale. Per
la prima volta possiamo realizzare non solo la sanità di cui abbiamo
bisogno oggi, ma di quella di cui avremo bisogno tra vent'anni quando
avremo una popolazione anagraficamente più anziana e non sappiamo quante
risorse disponibili».
Ministro Lorenzin, per quale innovazione vorrà essere ricordata alla fine della sua esperienza di governo?
«Mi piacerebbe essere ricordata per avere dato trasparenza,
fornito tutti i dati per rendere il cittadino consapevole del servizio
che ha e di scegliere. Mi piacerebbe essere ricordata per l'attenzione
che rivolgiamo alle fragilità. Per ora mi basta essere ricordata per il
ministro che ha evitato ulteriori tagli a un sistema che non avrebbe
potuto sopportarli».
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