mercoledì 20 novembre 2013

Un articolo di Prisma News: Da Malpensa a Taranto: pagano solo i lavoratori!


logoIn questa Italia la cui geografia e’ sempre stata sinonimo di differenza, ciò che diventa eguale per tutti e’ l’ingiustizia!

Ce ne rendiamo conto, ad esempio, leggendo il comunicato sindacale di ADL Varese-Malpensa relativo all’intesa su SEA Handling che allo scalo lombardo gestiva le operazioni di servizio a terra. Tale intesa, dicono i dipendenti, corrisponde al benestare “Per il massacro dei diritti dei lavoratori”. Che infatti non ci stanno e il 22 novembre sciopereranno tutta la giornata invocando il principio per il quale “Nessuno ha diritto a metterci le mani in tasca, neanche per un solo centesimo, e ancor meno mettere a rischio anche un solo posto di lavoro! ”.
La nota dell’Associazione Difesa dei Lavoratori afferma che si e’ avuto “Un accordo di percorso condiviso, in cui si è sancita la fine di SEA Handling (del nuovo presidente Modiano - N.d.R.) e il licenziamento di tutti i dipendenti. I quali verranno posti in cassa integrazione per poi sperare di essere tra i prescelti della nuova società che li assumerà, con agevolazioni fiscali e garantendo solo lo stipendio previsto sul CCNL (vi ricordate Alitalia-Cai?). I lavoratori saranno costretti a carichi di lavoro maggiori e minori stipendi”.
Chi prenderà il posto di Sea dovrà operare in modo più snello con costi del lavoro più bassi e chiudendo i bilanci in utile. “Ciò malgrado lo sperpero di soldi in premi di risultato, buonuscite ai vari dirigenti e consulenze ad ‘amici degli amici. Ancora una volta l’azienda ha dimostrato che lo scambio ‘firma l’accordo = permessi sindacali’ funziona pur se con costi milionari a carico dei dipendenti”. Nell’organigramma Sea ci sono “Circa 200 dirigenti fra capi e vice-capi; quante assunzioni dirigenziali sono state fatte negli ultimi anni mentre tutti i lavoratori si facevano la cassa integrazione?”.
Conti alla mano, dalla nota emerge che “Sea Handling chiude il 2012 con 6 milioni di perdita”. Ma nel 2013 almeno 50 dipendenti sono stati posti in mobilità “E si sa già che almeno 200 persone verranno trasferite in SEA Spa. Quindi nel 2014 a parità di lavoro l’azienda avrà in carico almeno 250 dipendenti in meno; il che per una media annua di costi cadauno tra stipendio e contributi per circa 45mila euro fanno ben 11 milioni 250mila euro.
E le novità apportate da Modiano? “Nessuna. Continua come i predecessori in una gestione delle risorse superficiale… Ma come si fa ad affidare una consulenza sul piano industriale di Sea a una società di consulenze che ha portato di nuovo al fallimento di Alitalia?”.
Da Nord a Sud ed eccoci a Taranto, ovviamente di nuovo all’Ilva. Dove Ernesto Palatrasio e Margherita Calderazzi - il primo per conto della Rete Nazionale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro e sui territori, la seconda per conto dello Slai-Cobas - hanno scritto ai ministri dell’Ambiente Orlando e del Lavoro Giovannini per un incontro”. Dal capoluogo ionico arrivano proposte concerete.“Al problema delle fabbriche in crisi (spesso affatto in crisi!) non si risponda solo con ammortizzatori sociali, ma con una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, alternativa ai Contratti di solidarietà; in questo caso l'intervento dell'Inps potrebbe coprire non le ore di ‘solidarietà’ bensì la riduzione d'orario e mantenere così al 100% il salario degli operai”.
Pieno favore dalla Puglia in merito al ‘salario minimo garantito’, “per i disoccupati e per chi ha una difficile ricollocazione. Questo potrebbe coniugarsi a un piano di formazione finalizzata e a lavori socialmente utili”. Palatrasio e Calderazzi vanno anche oltre e chiedono che negli appalti pubblici, “Da un lato sia posto un limite al massimo ribasso, dall'altro si ponga nei capitolati di appalto una clausola sociale che obblighi le ditte vincitrici ad assumere dal bacino dei disoccupati della realtà in cui si svolgono i lavori e al rispetto dei CCNL”.
Insomma: fare qualcosa per evitare che si muoia per assenza d lavoro. Intanto c’e’ SEL che sta facendo qualcosa affinché si eviti di morire per il motivo opposto, e cioè a causa del lavoro. Il deputato Giorgio Airaudo ha presentato un’interrogazione al ministro Giovannini allo scopo di “Individuare le responsabilità politiche e istituzionali che, a partire almeno dagli Anni ’60, hanno impedito di contrastare l’esposizione dei lavoratori all’amianto e, in particolare, per individuare le responsabilità delle aziende, tenuto conto che i rischi derivanti dall’amianto sulle persone e sull’ambiente erano un dato scientifico acquisito già all’epoca”.
Airaudo interroga il Ministro sulla base dell’inchiesta della Procura di Ivrea su alcuni stabilimenti Olivetti per casi di mesotelioma pleurico legati alla presenza di amianto. “Fa specie che l’azienda - dichiara Airaudo - voglia nascondere le proprie responsabilità sostenendo falsamente che le conoscenze scientifiche dell’epoca non riconoscevano la pericolosità dell’amianto.

L’asbestosi era nota fin dagli inizi del ‘900 e a partire dagli Anni ’60 era a tutti nota la diffusione del mesotelioma, la pericolosità degli amianti e specialmente della crocidolite”.


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