Nell'incontro da parte delle disoccupate, lavoratrici è stato sottolineato che la lotta contro femminicidi e stupri deve essere unita alla lotta contro le condizioni pesanti di vita, le oppressioni quotidiane che sono spesso alla base delle violenze sessuali. A Taranto alcuni problemi: lavoro, reddito, casa, servizi sanitari rappresentano un macigno sulla condizione di noi donne.
Senza lavoro, senza reddito, senza casa le donne sono di fatto dipendenti dagli uomini, e non solo
economicamente, non possono fare scelte, non possono rompere rapporti violenti, non possono liberarsi di
situazioni familiari oppressive; nello stesso tempo, quelle che hanno la "fortuna" di lavorare vengono umiliate e
offese con lavori, anche negli appalti pubblici, a pochissime ore e a pochissimo salario che ugualmente non
permettono indipendenza/scelte di vita; a tutto questo si aggiunge il costo dei servizi sanitari che diventano
particolarmente gravosi in una città a rischio salute, e la grave situazione che esiste nell'ospedale con il grande
numero di medici obiettori di coscienza, che impedisce alle donne il diritto d'aborto e quindi anche su questo
una libera scelta. In questo senso le disoccupate, lavoratrici hanno indicato alcuni obiettivi: 1) all'interno della rivendicazione del lavoro per le donne, dei corsi di formazione solo per le donne su raccolta
differenziata/bonifiche, retribuiti (come forma di salario sociale) e finalizzati al lavoro;
2) l'aumento delle ore di lavoro (che non sia inferiore a 24 ore settimanali), e quindi del salario in tutti gli appalti
pubblici, in cui la stragrande maggioranza sono donne;
3) priorità nel diritto alla casa per le donne violentate, maltrattate, o capifamiglia.
La consigliera Gambillara, pur sottolineando come i suoi “poteri” siano limitati, ha informato che sulla questione
della formazione aveva a suo tempo sollecitato perchè una quota fosse riservata alle donne; così come il suo
ufficio aveva fatto degli interventi rispetto a casi individuali di discriminazioni contrattuali e normative verso
lavoratrici; mentre sul problema casa, di donne che vogliono allontanarsi dalla loro casa, ha detto che si
stava percorrendo la strada dei centri di accoglienza, case-rifugio, percorsi di aiuto. Questi interventi – ha, però, affermato la delegazione delle disoccupate e lavoratrici – non possono rispondere
alla gravità della condizione generale delle donne, alcuni di questi si limitano all'assistenza di casi individuali,
eludono il problema che le donne chiedono prima di tutto diritti, come per esempio sulla casa, dove le
soluzioni di “case rifugio” sono a volte peggiori del male. In questo senso la delegazione di disoccupate e lavoratrici ha sollecitato la consigliera ad andare oltre il solo
aspetto di assistenza, o l'affrontare solo casi individuali di discriminazioni, di violazioni a norme e contratti che
colpiscono le lavoratrici; ma guardare alla situazione collettiva delle donne. A partire da
una realtà sia pure iniziale: le donne disoccupate, le lavoratrici precarie già lottano. E ora pretendono che le
Istituzioni non si limitino solo alle parole in giornate come il 25 novembre o l'8 marzo, ma facciano azioni
concrete. Proprio per questo, in conclusione, le disoccupate e lavoratrici hanno proposto alla Consigliera Gambillara
di farsi promotrice per organizzare un Convegno pubblico, a cui far partecipare tutti i rappresentanti
istituzionali, per chiamarli questa volta ad impegni concreti. Questa proposta è stata accolta dalla consigliera e ci si è trovate d'accordo nel cercare di realizzarla intorno
all'8 marzo. DISOCCUPATE-LAVORATRICI PRECARIE – Slai cobas per il sindacato di classe – 18.2.14
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