domenica 16 febbraio 2014

Boicottare spettacolo di Cristicchi, uno che vuole la pacificazione col fascismo


Martedì 18 febbraio viene a Taranto al Tatà Simone Cristicchi, con un  suo spettacolo. 

Nel pieno delle commemorazioni fasciste e/o revisioniste delle "foibe", Cristicchi è andato in giro in varie città a presentare il suo spettacolo "Magazzino 18", sull'esodo giuliano-dalmata e le foibe, che dà una visione totalmente distorta della storia della Jugoslavia, dando sponda alle interpretazioni "ufficiali" di destra che tacciano volutamente sulle efferatezze in Jugoslavia dei fascisti italiani, e attaccano la resistenza antifascista.
Ma Cristicchi è stato giustamente contestato in varie città, tanto che ora lui dichiara che (poveretto!) non può fare più lo spettacolo "Magazzino 18" senza che lo accompagni la Digos.

E anche a Taranto gli antifascisti dovrebbero boicottare questo cantore della pacificazione col fascismo.

Cristicchi afferma di aver "voluto solamente raccontare la storia di persone dimenticate [in prevalenza gli esuli], di una tragedia taciuta [l'esodo e le foibe]". Non ci sembra l'esodo e le foibe siano vicende taciute visto che il governo italiano ha istituito addirittura una ricorrenza nazionale (Giorno del Ricordo), ma tant'è. Cristicchi assume il ruolo dell'ingenuo innocente, senza rendersi conto del danno alla verità storica che il suo spettacolo ha provocato.
Cristicchi si è difeso affermando che il suo spettacolo vuole solo suscitare emozioni e non fare storia - anche se lo stesso tratta episodi storici molto concreti... le associazioni degli esuli hanno criticato Cristicchi a causa della menzione dei crimini dello stato italiano (iniziati ancor prima dell'avvento del Partito Nazionale Fascista al potere) nei territori annessi dopo la I Guerra Mondiale (Istria e Fiume), che inclusero deportazioni, pulizia etnica, snazionalizzazione forzata, e poi pesanti massacri e altri crimini di guerra durante la II Guerra Mondiale nei territori occupati nel 1941 (la costa orientale dell'Adriatico, ma anche nella stessa Istria ed in Slovenia). 
Un'altra mistificazione racconta delle persecuzioni da parte delle autorità jugoslave nei confronti degli italiani "solo in quanto tali" (altra nota leggenda ormai assunta a pietra miliare dallo stato italiano e dai suoi storici lacchè), italiani che dunque "in quanto tali" finirono nelle famose foibe, che vennero costretti ad andarsene, e che venivano discriminati nella vita pubblica: falsità colossali. 
La verità storica è che i cittadini jugoslavi di nazionalità italiana ricoprirono cariche di non poco conto nella Jugoslavia di Tito; la verità è che nelle foibe, dei nemmeno mille cadaveri stimati dagli storici italiani seri (che includono quelli che danno una lettura vittimistica della componente italiana in Jugoslavia), non è ancora stato documentato quanti siano gli italiani, quanti i partigiani, quanti i tedeschi, quanti i morti in contesti differenti, ecc. E poi, degli italiani "infoibati" quanti erano esponenti del regime, quanti i simpatizzanti? E' bene rilevare che una buona parte dei "martiri" premiati in occasione del Giorno del Ricordo erano stati a loro volta persecutori fascisti - i cui crimini sono ben documentati.
Un'altra strumentalizzazione riguarda i mille operai monfalconesi che decisero di emigrare in Jugoslavia per convinzioni ideologiche, per la sicurezza di mantenere lì un impiego, e per il migliore trattamento riservato ai lavoratori nella Jugoslavia socialista, dove la classe operaia era classe dominante, a differenza dell'Italia capitalista, dove era classe subordinata e bistrattata... 
In tutto lo spettacolo l'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia viene presentata con disprezzo, senza nessun credito verso coloro che per 4 anni combatterono tra sofferenze tremende e a viso aperto il nazifascismo, e che contribuirono a creare una vera democrazia popolare nei territori liberati, riscattando la secolare sottomissione di lavoratori e contadini, dando loro finalmente il potere economico, e con questo la possibilità di decidere del proprio futuro. 
Ma da quali fonti ha attinto Cristicchi? Sarebbe meglio dire da quale fonte, visto che, incredibilmente, tutto lo spettacolo si basa su un'unica fonte (!), ovvero l'opera parastorica "Ci chiamavano fascisti. Eravamo Italiani", scritta dallo storico improvvisato e parlamentare berlusconiano (e come tale nazionalista e anticomunista, il che equivale a dire antipartigiano) Jan Bernas; opera in continuità con il filone revisionista (e velatamente o apertamente neoirredentista), emerso in piena dopo lo smembramento della Jugoslavia. 
Magazzino 18 dunque è un altro tassello atto a calunniare la lotta partigiana, comunista e antifascista, che ha 
sacrificato i suoi migliori elementi per sconfiggere il fascismo voluto dai grandi industriali e banchieri (al fine di salvare il capitalismo dalla minaccia bolscevica, ma anche per incrementare i profitti dei monopoli) e portare l'umanità sulla strada del progresso, dell'emancipazione e della giustizia sociale. Nessuna Repubblica fondata sul lavoro sarebbe emersa, nessun stato sociale e nessun discorso di eguaglianza, senza la lotta partigiana e l'esperienza degli stati socialisti, dall'URSS alla Jugoslavia.
 
Cristicchi  non si è basato su testi storici ma ha riprodotto pedissequamente i vecchi testi di propaganda nazionalista inframmezzati da qualche appunto “antifascista”, probabilmente per apparire bipartisan. 

Se Cristicchi avesse parlato delle tragedie degli esodi, di tutti gli esodi, senza pretendere di fare storia su un evento specifico (asserendo peraltro di non volerla fare), avrebbe potuto realizzare uno spettacolo di indubbio interesse, emozionando (in questo caso positivamente) e coinvolgendo lo spettatore. Invece il risultato di questa sua ambizione ha prodotto uno spettacolo di propaganda, in quanto il suo intento di creare emozione è degenerato nel voler creare piuttostosuggestione, fornendo agli spettatori dati falsi da cui trarre conclusioni errate.
Come opera di propaganda Magazzino 18 è indiscutibilmente riuscito molto bene: ma per chi come noi ha studiato e conosce la storia di queste terre, vederla stravolta in questo modo allo scopo di denigrare il movimento internazionalista ed antifascista jugoslavo, è francamente intollerabile; ed inoltre, considerando il modo in cui è stato sponsorizzato, a livello mediatico, questo spettacolo, fa sorgere il dubbio che si tratti di un’operazione studiata a tavolino che può rivelarsi molto pericolosa per gli equilibri delicati del confine orientale.

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