Martedì 18 febbraio viene a Taranto al Tatà Simone Cristicchi, con un suo spettacolo.
Nel pieno delle commemorazioni fasciste e/o revisioniste delle "foibe", Cristicchi è andato in giro in varie città a presentare il suo spettacolo "Magazzino 18", sull'esodo giuliano-dalmata e le foibe, che dà una visione totalmente distorta della storia della Jugoslavia, dando sponda alle interpretazioni "ufficiali" di destra che tacciano volutamente sulle efferatezze in Jugoslavia dei fascisti italiani, e attaccano la resistenza antifascista.
Ma Cristicchi è stato giustamente contestato in varie città, tanto che ora lui dichiara che (poveretto!) non può fare più lo spettacolo "Magazzino 18" senza che lo accompagni la Digos.
E anche a Taranto gli antifascisti dovrebbero boicottare questo cantore della pacificazione col fascismo.
Cristicchi afferma di aver "voluto solamente raccontare la storia di persone dimenticate [in prevalenza gli esuli], di una tragedia taciuta [l'esodo e le foibe]". Non ci sembra l'esodo e le foibe siano vicende taciute visto che il governo italiano ha istituito addirittura una ricorrenza nazionale (Giorno del Ricordo), ma tant'è. Cristicchi assume il ruolo dell'ingenuo innocente, senza rendersi conto del danno alla verità storica che il suo spettacolo ha provocato.
Cristicchi si è difeso affermando che il suo spettacolo
vuole solo suscitare emozioni e non fare storia - anche se lo stesso
tratta episodi storici molto concreti... le
associazioni degli esuli hanno criticato Cristicchi a causa della
menzione dei crimini dello stato italiano (iniziati ancor prima
dell'avvento del Partito Nazionale Fascista al potere) nei territori
annessi dopo la I Guerra Mondiale (Istria e Fiume), che inclusero
deportazioni, pulizia etnica, snazionalizzazione forzata, e poi
pesanti massacri e altri crimini di guerra durante la II Guerra
Mondiale nei territori occupati nel 1941 (la costa orientale
dell'Adriatico, ma anche nella stessa Istria ed in Slovenia).
Un'altra mistificazione racconta
delle persecuzioni da parte delle autorità jugoslave nei confronti
degli italiani "solo in quanto tali" (altra nota leggenda
ormai assunta a pietra miliare dallo stato italiano e dai suoi
storici lacchè), italiani che dunque "in quanto tali"
finirono nelle famose foibe, che vennero costretti ad andarsene, e
che venivano discriminati nella vita pubblica: falsità colossali.
La
verità storica è che i cittadini jugoslavi di nazionalità
italiana ricoprirono cariche di non poco conto nella Jugoslavia di
Tito; la verità è che nelle foibe, dei nemmeno mille cadaveri
stimati dagli storici italiani seri (che includono quelli che danno
una lettura vittimistica della componente italiana in Jugoslavia),
non è ancora stato documentato quanti siano gli italiani, quanti i
partigiani, quanti i tedeschi, quanti i morti in contesti
differenti, ecc. E poi, degli italiani "infoibati"
quanti erano esponenti del regime,
quanti i simpatizzanti? E' bene rilevare che una
buona parte dei "martiri" premiati in occasione del Giorno
del Ricordo erano stati a loro volta persecutori fascisti - i cui
crimini sono ben documentati.
Un'altra
strumentalizzazione riguarda i mille operai monfalconesi che
decisero di emigrare in Jugoslavia per convinzioni ideologiche, per
la sicurezza di mantenere lì un impiego, e per il migliore
trattamento riservato ai lavoratori nella Jugoslavia socialista,
dove la classe operaia era classe dominante, a differenza
dell'Italia capitalista, dove era classe subordinata e bistrattata...
In
tutto lo spettacolo l'Armata Popolare di Liberazione della
Jugoslavia viene presentata con disprezzo, senza nessun credito
verso coloro che per 4 anni combatterono tra sofferenze tremende e a
viso aperto il nazifascismo, e che contribuirono a creare una vera
democrazia popolare nei territori liberati, riscattando la secolare
sottomissione di lavoratori e contadini, dando loro finalmente il
potere economico, e con questo la possibilità di decidere del
proprio futuro.
Ma
da quali fonti ha attinto Cristicchi? Sarebbe meglio dire da quale
fonte, visto che, incredibilmente, tutto lo spettacolo si basa su
un'unica fonte (!), ovvero l'opera parastorica "Ci chiamavano
fascisti. Eravamo Italiani", scritta dallo storico improvvisato e
parlamentare berlusconiano (e come tale nazionalista e
anticomunista, il che equivale a dire antipartigiano) Jan Bernas;
opera in continuità con il filone revisionista (e velatamente o
apertamente neoirredentista), emerso in piena dopo lo smembramento
della Jugoslavia.
Magazzino
18 dunque è un altro tassello atto a calunniare la lotta
partigiana, comunista e antifascista, che ha
sacrificato i suoi
migliori elementi per sconfiggere il fascismo voluto dai grandi
industriali e banchieri (al fine di salvare il capitalismo dalla
minaccia bolscevica, ma anche per incrementare i profitti dei
monopoli) e portare l'umanità sulla strada del progresso,
dell'emancipazione e della giustizia sociale. Nessuna Repubblica
fondata sul lavoro sarebbe emersa, nessun stato sociale e nessun
discorso di eguaglianza, senza la lotta partigiana e l'esperienza
degli stati socialisti, dall'URSS alla Jugoslavia.
Cristicchi non si è basato su testi
storici ma ha riprodotto pedissequamente i vecchi testi di
propaganda nazionalista inframmezzati da qualche appunto
“antifascista”, probabilmente per apparire bipartisan.
Se Cristicchi avesse parlato delle tragedie degli esodi, di tutti gli esodi, senza pretendere di fare storia su un evento specifico (asserendo peraltro di non volerla fare), avrebbe potuto realizzare uno spettacolo di indubbio interesse, emozionando (in questo caso positivamente) e coinvolgendo lo spettatore. Invece il risultato di questa sua ambizione ha prodotto uno spettacolo di propaganda, in quanto il suo intento di creare emozione è degenerato nel voler creare piuttostosuggestione, fornendo agli spettatori dati falsi da cui trarre conclusioni errate.
Come opera di propaganda Magazzino 18 è indiscutibilmente riuscito molto bene: ma per chi come noi ha studiato e conosce la storia di queste terre, vederla stravolta in questo modo allo scopo di denigrare il movimento internazionalista ed antifascista jugoslavo, è francamente intollerabile; ed inoltre, considerando il modo in cui è stato sponsorizzato, a livello mediatico, questo spettacolo, fa sorgere il dubbio che si tratti di un’operazione studiata a tavolino che può rivelarsi molto pericolosa per gli equilibri delicati del confine orientale.
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