lunedì 10 febbraio 2014

Ora si riparla dell'entrata indiani nel gruppo Riva - ma ancora una volta NON SI PARLA proprio della garanzia per gli operai - Anzi, insieme al piano di ristrutturazione/riorganizzazione di Bondi, tutto lascia intendere che gli indiani vogliano uno stabilimento "a posto" ripulito anche da operai in esubero...

"ArcelorMittal, la multinazionale franco-indiana, starebbe valutando la possibilità di intervenire nel capitale del gruppo siderurgico italiano. Già l'anno scorso alcuni emissari si erano mossi per contattare la famiglia Riva, che però aveva fatto cadere ogni abboccamento.
Adesso, che il quadro regolatorio è ormai definito con la trasformazione in legge del decreto sull'Ilva e con una ritrovata centralità della famiglia Riva dopo il dissequestro dei suoi beni da parte della Cassazione, la multinazionale avrebbe deciso di tornare a guardare con rinnovata attenzione dentro al gruppo che ha nell'acciaieria di Taranto il suo perno. Anche perché la road map appare chiara: entro il 28 febbraio dovrebbe vedere la luce il piano ambientale, a cui seguirà il piano industriale redatto dal commissario Enrico Bondi secondo una impostazione basata sulla riconversione al metano. A quel punto, serviranno i soldi. Il conto è già stato fatto. Dei tre miliardi che servono per realizzare i due piani, che sono perfettamente integrati, le banche ne metteranno 2,3 (1,7 per gli investimenti, 600 milioni per il circolante). Per intervenire in maniera tanto rilevante, gli istituti di credito si aspettano però che altri 700 milioni provengano dagli azionisti. Chiunque essi siano.
I franco-indiani preferirebbero entrare nella società rilevando una parte o tutto il pacchetto della famiglia lombarda prima che si tenga l'assemblea straordinaria in cui il commissario Bondi dovrebbe lanciare l'aumento di capitale. La ratio strategica di ArcelorMittal sarebbe infatti quella di impedire, con una relativa rapidità, che l'Ilva si trasformi in una porta di accesso all'Europa per i colossi cinesi e russi, che resta la maggiore area manifatturiera del mondo. E Taranto potrebbe proprio servire a questo.
In ogni caso, ora che il quadro regolatorio appare più nitido e ora che i Riva sono tornati nella piena disponibilità dei loro beni, non stupisce che grandi gruppi inizino a studiare - in maniera operativa - il dossier, che ha come perno la maggiore acciaieria europea. Una grande fabbrica che, al di là dei problemi ambientali che verranno risolti con l'applicazione dell'Aia e al netto di ogni ipotesi di riconversione al metano, già con la gestione Riva aveva livelli di produttività puramente industriale più alti rispetto agli standard europei, una spanna sopra a quelli tedeschi.." (da Sole 24 Ore)

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