Noi non ci meravigliamo affatto. E dopo anni e anni di politica banditesca da parte della Teleperformance uno pensa che prima o poi i sindacati confederali dovrebbero smetterla di dare e far dare ai lavoratori e alle lavoratrici tutto quello che l'azienda chiede.
Ma niente! E questi sindacati si sentono pure bravi di aver concesso tutto, su salario, orari, turni, cassintegrazione, riduzione di TFR e 13°, ecc...
(Ah, tra parentesi, c'è eccome uno spirito razzista nelle dichiarazioni della Cgil).
Poi i lavoratori. Quando vi svegliate! Come si può dire "non crediamo che l'azienda possa fare una cosa simile", quando Teleperformance ne ha fatte altre e di peggio!?
TARANTO
– Dopo l’allarme lanciato dalla SLC Cgil di Taranto, ieri le segreterie
territoriali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil ed Ugl
Telecomunicazioni di Taranto hanno diramato una nota congiunta nella
quale “condannano in maniera decisa la volontà di Teleperformance di
trasferire in Albania un’attività del back office di un importante
committente legato al mondo dell’energia, di piano nazionale”. Si tratta della commessa “Eni Back Office”... Nella nota si ricorda che “Teleperformance
non può, dopo un accordo firmato a gennaio 2013 che serviva a
rilanciare l’azienda, pensare di portare, dall’altra parte
dell’Adriatico il lavoro ‘buono’ (e non lo diciamo assolutamente con
spirito razzista), utilizzando i lavoratori di Taranto su attività meno
remunerative e non pensando che, di qui ad un anno terminerà l’accordo
per cui si riproporranno problemi di costo del lavoro ed affini”....
Alle segreterie territoriali, si aggiungono quelle nazionali, che ricordano come “circa
un anno fa il sindacato confederale ha, con responsabilità e coraggio,
fatto un accordo su Teleperformance che, a fronte di grandi sacrifici,
ha consentito il riassorbimento degli esuberi, l’uscita dagli
ammortizzatori sociali ed il verificarsi delle condizioni che consentono
all’azienda di rilanciarsi...
Grande
amarezza intanto, si registra tra i lavoratori. Che dopo aver appreso
la notizia hanno storto non poco il naso. Del resto gli stessi negli
anni sono stati chiamati a non pochi sacrifici. Hanno acconsentito alla
cassa integrazione, a lavorare di più attraverso una maggiore
flessibilità, hanno accettato l’orario multi periodale (contrattazione
collettiva che può apportare delle variazioni all’orario settimanale di
lavoro (40 ore) rapportandolo ad una durata media in relazione ad un
periodo predeterminato non superiore all’anno, fissando una durata
massima dell’orario di lavoro purché non superiore alle 48 ore
settimanali in relazione ad un periodo non superiore a 4 mesi, che può
essere innalzato fino a 6 mesi o fino a 12 mesi), hanno subìto una
riduzione della busta paga (livello e scatto di anzianità), una
riduzione dell’accantonamento TFR e della tredicesima: “Non crediamo che l’azienda possa fare una cosa simile - commentano alcuni di loro -. Speriamo
ci ripensino: siamo persone, non robot... (da TarantoOggi)
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