Bonifiche Taranto, i lavori procedono – Ritardi su porto e San Brunone
Eppur si muove: è proprio il
caso di dirlo. Parliamo della Cabina di Regia istituita dal Protocollo
d’intesa “per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e
riqualificazione di Taranto firmato a Roma il 26 luglio 2012”, che ieri
si è riunita per la terza volta dall’inizio dell’anno. Incontro servito
per fare un aggiornamento sulle attività in corso rispettivamente agli
interventi previsti per l’area PIP del Comune di Statte, il rione
Tamburi, il Mar Piccolo e il porto.
Per quanto riguarda le attività inerente l’area industriale
di Statte, la Cabina di regia ha comunicato che nella giornata di
giovedì è stata completata l’aggiudicazione della progettazione
preliminare per l’intervento di bonifica. Non è stato però reso noto
quale sarà la procedura che sarà seguita per la bonifica dell’intera
area, né il nome dell’azienda scelta. L’attività di bonifica potrà
avvenire in seguito all’avvenuta attività di caratterizzazione della
falda profonda dell’area. A tal proposito abbiamo chiesto lumi sui
risultati di quest’ultima operazione. Ci è stato risposto che i
risultati hanno confermato il superamento della soglia di concentrazione
massima di tutti gli inquinanti trovati.
In mancanza di ulteriori dati e chiarimenti, ciò vuol dire
che negli ultimi 20 anni è cambiato poco o nulla. Le imprese presenti
nell’area in questione (alle quali la Cabina di regia ha inviato la
messa in mora) obbligate a fare la caratterizzazione, effettuarono i
sondaggi anni addietro e quando arrivarono in falda trovarono un metro
di olio pieno di PCB. Caratterizzazioni effettuate prima tra il ’95 e il
’98, e poi nel 2010: al termine di quest’ultima (il cui piano fu
approvato con prescrizioni in sede di conferenza dei servizi presso il
Ministero dell’Ambiente tra il gennaio 2008 ed il marzo 2010) i
risultati furono che “numerosi sono i composti per i quali si è
verificato il superamento dei valori limite; in particolare, spiccano
superamenti elevatissimi dei valori limite previsti per alcuni metalli,
IPA, idrocarburi pesanti, diossine e PCB”.
Non solo: già all’epoca si evidenziava come “data l’entità
della contaminazione rilevata in falda, è evidente la necessità di
attuare una messa in sicurezza di emergenza per rimuovere il prodotto
libero”. In esito alla conferenza dei servizi ministeriale del
13/12/2010, la Direzione Generale TRI (Tutela delle Risorse Idriche),
prendendo atto dei risultati della caratterizzazione, prescriveva “di
avviare entro i minimi tempi tecnici necessari le necessarie attività di
bonifica o di messa in sicurezza permanente dell’area”.
Nel settembre del 2011, al chiuso delle stanze della
Regione, per la sola operazione di bonifica della cava e della falda
profonda che si trova nel terreno sul quale è sorta nel 2003 la San
Marco Metalmeccanica (all’interno di quella cava uno studio della
Regione dell’ottobre 2011 accertava la presenza di materiale di risulta
di provenienza dell’ex Italsider) si ipotizzava un intervento di almeno
200 milioni di euro. In questa prima fase di interventi, l’intera
dotazione finanziaria impegnata e disponibile è di 37 milioni di euro.
Sul fronte degli interventi per il quartiere Tamburi, il
commissario Alfio Pini ha dichiarato che entro il primo semestre del
2015 si dovrebbero concludere i lavori relativi ai cinque progetti di
riqualificazione che riguardano i terreni delle scuole del quartiere (De
Carolis, Deledda ed ex D’Aquino per un importo previsto 165mila euro
già disponibile): i lavori dovrebbero partire al termine dell’anno
scolastico in corso. Nei prossimi giorni sarà pronto il bando per la
realizzazione degli interventi. La cui assegnazione avverrà, secondo
quanto dichiarato ieri, in base alle garanzie che le aziende forniranno a
tutela della salute e dell’incolumità degli alunni e del personale
scolastico durante i lavori. Non è stata ancora avviata, invece, la
caratterizzazione dell’area del cimitero “San Brunone” (importo previsto
di 385 mila euro già disponibile), in quanto pare che siano state
registrare “offerte anomale” sulle quali la Cabina di Regia vuol vederci
chiaro.
Sono state invece confermate le criticità relativamente
alle attività che riguardano il porto di Taranto, ed in particolare
quelle relative alla riqualificazione ed ammodernamento della banchina
del molo polisettoriale che faranno slittare di alcuni mesi il programma
a causa di contenzioni amministrativi tra le società che hanno
partecipato alla gara per l’assegnazione dei lavori: il 5 marzo infatti,
si svolgerà l’udienza presso il TAR di Lecce.
Interessante invece, l’illustrazione delle opportunità
offerte da due bandi rivolti alle imprese: il primo, recentemente emesso
dal Ministero dello Sviluppo economico, prevede una dotazione
finanziaria di 30 milioni di euro destinati alle imprese di Taranto
nell’ambito del PON “Ricerca e competitività” così come sottoscritto nel
luglio 2012 nel protocollo d’intesa. I fondi sono destinati, in
particolare, ad opere che permettano di coniugare uno stato ambientale
sostenibile con lo sviluppo delle potenzialità economiche del
territorio. Un’altra opportunità è quella, invece, prevista dal bando
Smart&Start, con uno stanziamento totale di 190 milioni di euro su
Campania, Calabria, Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia, in ordine al
quale la Regione Puglia svolgerà un importante ruolo di
sensibilizzazione del tessuto economico con particolare attenzione a
quello tarantino e alle imprese che in esso vorranno investire in
percorsi finalizzati al miglioramento della matrice ambientale.
Discorso a parte invece, merita il Mar Piccolo. “Stiamo
aspettando di avere da ARPA le notizie complete rispetto al lavoro
svolto – ha spiegato il commissario Pini – per affrontare il problema
dell’inquinamento del mar Piccolo nella sede opportuna, ovvero nella
sede della comunità scientifica mondiale perché non abbiamo ancora idea
di cosa significhi affrontare il problema dell’inquinamento del Mar
Piccolo”.
Lo studio di ARPA Puglia, in collaborazione col CNR, sullo
stato reale in cui versa il bacino del I seno del Mar Piccolo, ha già
completato la prima fase: quella sulla “Predisposizione del modello di
circolazione e risospensione dei sedimenti”. La seconda invece, che
riguarda l’individuazione delle fonti ancora attive e le dimensioni del
loro inquinamento, si concluderà entro il 31 marzo prossimo. Lo studio
fornirà un modello concettuale sito-specifico del sito e una stima del
“rischio” ambientale associata alle varie opzioni di intervento ed
indicherà le superfici del Mar Piccolo (in ettari) oggetto del/degli
interventi di bonifica e/o MISE (messa in sicurezza d’emergenza). Ieri
il direttore scientifico di ARPA Puglia, Massimo Blonda, si è limitato a
dichiarare, come peraltro avvenuto in tutte le riunioni precedenti, che
il lavoro prosegue e terminerà nei tempi previsti. Ma su questo
argomento torneremo a breve. Ancora una volta.
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