Contro una disinformazione, fatta proprio da coloro che dovrebbero garantire assistenza e difesa legale, volta a sostenere che questi migranti non stavano poi male nei loro paesi e quindi a spingere a negare loro il diritto d'asilo.
Basta una breve panoramica invece per mostrare che questi migranti, prevalentemente provenienti dal Mali, rientrano pienamente nelle condizioni di problematiche di violenze di massa, di conflitti-guerre interne, di forte repressione e attacco ai più elementari diritti umani.
Nello stesso tempo fare una distinzione tra chi fugge per le guerre e chi per carestia, miseria, negazione di vita che possa considerarsi tale, è ingiusto: morire di guerra o morire di fame non può far catalogare i migranti in accettabili e non accettabili.
MALI - “Nel
mio Paese ero uno schiavo, fin da bambino, arruolato a spaccare
pietre". La
guerra degli islamisti scesi dal nord ha completato la rovina. Il nord è stato segnato da ripetuti attentati effettuati con razzi, mine e ordigni esplosivi. L'Isis si va espandendo portando terrore, morte, repressione di ogni aspetto vitale.
Minori
accusati di appartenenza a gruppi armati impegnati nel conflitto
hanno continuato a essere incarcerati assieme agli adulti senza
accesso ai familiari o a un legale.
Alcuni
sono scappati dopo gli attacchi e le azioni di violenza di matrice
nazionalista contro i tuareg nel nord, ma il maggior numero ha
abbandonato il Paese in seguito all’arrivo degli islamisti, che
nelle zone occupate imposero il rigido codice della sharia. Nonostante l’intervento militare francese abbia riportato le città
del nord sotto il controllo del governo maliano, le violenze sono continuate.
La
risposta data dal governo è stata ugualmente brutale e
indiscriminata e ha portato ad arresti arbitrari, detenzioni di massa
ed esecuzioni extragiudiziali.
Invitiamo, per capire, a vedere il bel film Timbuctù. In cui si mostra come i jihadisti impongono la Sharīʿa, mettono al bando la musica,
il football,
le sigarette. Procedono a matrimoni forzati, perseguitano le donne e improvvisano loro
tribunali che emanano sentenze ingiuste e assurde, basate su una
visione settaria dell'Islam.
QUESTA E' O NO UNA SITUAZIONE DI VIOLENZA?
COSTA D'AVORIO - Secondo le Nazioni Unitevi sono profonde inadeguatezze da parte del governo ivoriano su una
serie di problematiche in particolare sull’accertamento
delle responsabilità per i crimini commessi durante la violenza
postelettorale del 2010-2011. A luglio,
la Costa d’Avorio ha rifiutato l’ingresso nel paese a oltre 400
rifugiati ivoriani che avevano trovato riparo in Liberia durante la
violenza postelettorale. Oltre 35.000 rifugiati
ivoriani sono rimasti in Liberia, in attesa che le autorità ivoriane
decidessero la riapertura delle frontiere.
Le Nazioni Unite in Costa d’Avorio avevano reso pubblico un
rapporto che documentava le gravi violazioni dei
diritti umani che sarebbero state compiute da membri dei dozo tra
marzo 2009 e maggio 2013, tra cui uccisioni sommarie, arresti e
detenzioni illegali, saccheggi ed estorsioni. Almeno 228 persone
furono uccise, altre 164 rimasero ferite da colpi di proiettile,
machete e armi da taglio, e 162 furono sottoposte ad arresti
arbitrari e detenzioni illegali. Inoltre, sono stati accertati e
confermati almeno 274 casi di saccheggio, incendio doloso ed
estorsione.
GAMBIA - Le autorità continuano a reprimere il dissenso. Il governo
ha insistito a non voler cooperare con i meccanismi delle Nazioni
Unite sui diritti umani. L’approvazione di nuove leggi ha
ulteriormente limitato la libertà d’espressione e accresciuto
le misure punitive contro i giornalisti. Difensori dei diritti umani
e giornalisti hanno continuato ad affrontare incarcerazioni e
vessazioni.
L’anno 2014 si è concluso con il tentativo di colpo di
stato del 30 dicembre, che ha portato a decine di arresti.
La
tortura in Gambia come una “pratica costante”.
L’assemblea nazionale ha approvato la legge (emendamento)
al codice penale che ha inserito il reato di “rendersi irreperibili
alle autorità”. Tale norma è impiegata per prendere di
mira coloro che esprimevano il loro dissenso e sceglievano di
rimanere fuori dal paese.
SENEGAL
- Amnesty International ha espresso le proprie preoccupazioni per
l’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza per
reprimere la libertà d’espressione e di riunione, per l’uso di
tortura e altri maltrattamenti, i decessi in custodia e l’impunità
per le violazioni dei diritti umani,
Il
conflitto in corso tra l’esercito e le Forze democratiche del
Movimento della Casamance (Mouvement 104 des forces démocratiques de
Casamance – Mfdc) si è solo attenuato ma continua ad avere ripercussioni sulla
popolazione civile, causando disoccupazione e sfollamento dai
villaggi.
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