giovedì 10 settembre 2015

Un commento dalla Basilicata al nostro post: "Anche in Basilicata i Disoccupati Organizzati - a Taranto alla prima riunione di giunta regionale: vogliamo il salario minimo garantito!"

Pubblichiamo questo commento. Non su tutto concordiamo, ma questo è secondario rispetto ad una battaglia unitaria in primis dei disoccupati per strappare un - noi preferiamo chiamare - "salario garantito".
In ottobre i Disoccupati Organizzati Slai cobas sc di Taranto organizzeranno una mobilitazione su questo contro la giunta regionale di Emiliano che ha fatto la sua campagna elettorale demagogica anche promettendo un "reddito di cittadinanza".
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In Italia il dibattito sul reddito di cittadinanza comincia ad avviarsi, con fatica, con lentezza, tra mille equivoci e distorsioni, ma comincia. E, fatto ancor più importante, la richiesta di un reddito sganciato dal lavoro si appresta a diventare un obiettivo di lotte concrete contro le forme moderne della precarizzazione del lavoro e della mortificazione della dignità delle donne e degli uomini. Recentemente pochi partiti hanno trattato la questione del reddito di cittadinanza. La proposta di reddito di cittadinanza della Regione Basilicata non è il massimo per soddisfare i lucani in cerca di lavoro, ma addirittura ad oggi non si conosce nemmeno l’esito, ma solo qualche finto incontro con i sindacati di comodo (CGIL-CISL e UIL).
Ma ritorniamo all’argomento in questione, in altri termini, il reddito di cittadinanza va dato a tutti gli esseri umani in forma non discriminatoria (di sesso, di razza, di religione). 
La proposta di reddito di cittadinanza sicuramente non va a modificare le condizioni strutturali dello sfruttamento, della redistribuzione della ricchezza, precarizzazione del mercato del lavoro, ecc. Ma certamente apre delle dirompenti contraddizioni all'interno della gerarchia economia. In primo luogo, rompe la sottomissione sociale imposto dal ricatto del bisogno e dalla necessità del lavoro. Da questo punto di vista, aumenta il grado di autonomia decisionale e di libertà dei diversi soggetti del lavoro e del non-lavoro, all’asservimento del lavoro. In un mercato del lavoro, caratterizzato sempre più dalla prevalenza di lavoratori a tempo determinato, la sicurezza di un reddito dà la capacità di sviluppare forme conflittuali per il miglioramento delle proprie condizioni lavorative e reddituali. Lo sviluppo di forme estese di microconflittualità è certamente condizione necessaria per poter intervenire positivamente sulla propria condizione di lavoro. Quindi può essere di aiuto alla diminuzione delle morti bianche e del lavoro nero. 
Toglierebbe i giovani dal servilismo dalle organizzazioni mafiose. Ma sicuramente sarà anche in grado di liberare gli elettori dall’assoggettamento che i partiti politici (i due blocchi centro-destra e centro-sinistra ) hanno creato negli ultimi anni. Per questo, il reddito di cittadinanza è strumento di intervento sociale (e non un finalità in sé di semplice assistenzialismo) per poter favorire quel processo di ricomposizione sociale, necessario per lo sviluppo di nuove potenzialità conflittuali, per essere più padroni del nostro destino. 
E poi perché non provare?
In tutti i Paesi dell’Europa esiste, tranne in Italia, in Grecia, in Bulgaria e in Ungheria.

Per i Disoccupati Organizzati Basilicata
Tonino Innocenti

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