Dunque, il patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio ha sciolto le riserve scegliendo di scendere anch’egli in campo nella complessa vicenda dell’Ilva. Tra la mezzanotte di ieri e la giornata di oggi, secondo indiscrezioni, la Delfin, l’holding di famiglia, ha presentato ai Commissari straordinari dell’Ilva la volontà di partecipare come partner finanziario attraverso Cassa Depositi e Prestiti. La decisione è giunta ad oltre un mese dalle prime indiscrezioni sui diversi investitori in particolare
sulla posizione di Del Vecchio. La cosa particolare è che l’ingresso di Del Vecchio nella partita avverrà attraverso la Cdp perchè Delfin non aveva presentato manifestazioni di interesse entro i termini stabiliti dal bando lo scorso febbraio. Questo permetterà ai due partner finanziari di scegliere e di supportare la cordata da loro ritenuta di maggior successo per la soluzione della vicenda.
In questo caso Cassa Depositi e Prestiti interverrebbe nel turnaround attraverso Cdp Equity. Il Fondo strategico italiano ha infatti cambiato assetto lo scorso 31 marzo 2016. L’assemblea degli azionisti di Fsi, come previsto dal piano industriale di Cassa depositi e prestiti per il periodo 2016-2020, ha deliberato il nuovo assetto societario e di governance che prevede il cambio di denominazione in CDP Equity spa, società che si affiancherà alla capogruppo CDP nel compito di gestire partecipazioni in aziende di grande dimensione a rilevanza sistemica, come Ansaldo Energia, Metroweb, Saipem e SIA. Secondo, è stata costituita Fsi sgr che la Banca d’Italia dovrà autorizzare entro due mesi. È il fondo dei fondi sovrani, destinato a investire nelle così dette ‘buone aziende italiane’ da fare entrare nell’indice del Mib 3o. Gestirà un fondo di private equity: Cassa Depositi ne avrà circa il 33% e il resto sarà di altri come i fondi sovrani Qia (Qatar) e Kia (Kuwait). La terza ‘gamba’ del nuovo Fondo strategico è Fsi Investimenti, joint venture proprio con il Kuwait sotto la quale vanno le società già in portafoglio da portare in Borsa: Valvitalia, Rocco Forte Hotels, Kedrion, Inalca, Trevi.
Come abbiamo più volte avuto modo di ribadire, sarà della partita il famoso fondo turnaround. Si tratta del famoso fondo “salva-imprese”, voluto dal Governo che avrà come principale sottoscrittore proprio la Cassa Depositi e Prestiti. In questo fondo il governo conta di avere risorse sino a 3 miliardi di euro (ci saranno la Cdp, Poste Vita ed Inail complessivamente per altri 300 milioni e secondo indiscrezioni tra i soggetti prossimi all’ingresso ci sarebbe l’Enpam, la Cassa dei medici, che però entrerebbe con una manifestazione non vincolante e come investitore istituzionale quindi non garantito con un impegno di circa 50 milioni di euro). Della partita del fondo faranno parte investitori specializzati in private equity: si tratta di una cordata costituita da diversi fondi esteri (tra cui l’inglese Bridgepoint e l’italiano Orlando Italy, altri fondi americani come Kkr, Sun Capital Partners e Alix Partners, e la lussemburghese Cvc).
Così come bisognerà tenere anche conto di quello che faranno le banche. Che parteciperebbero al fondo per un totale di 200 milioni. Queste le ipotesi di suddivisione: Intesa e Unicreditcon 40-50 milioni, Mps con 20, il Banco Popolare,Ubie Bper con 15 milioni e Bnl,Bpm e Cariparma con 10 milioni di euro (Intesa, Unicredit e Banco Popolare sono gli istituti di credito più esposti nei confronti di Ilva) e che da noi contattate hanno dichiarato che loro conoscono poco e niente del ‘dossier Ilva’ in quanto oramai la partita si sta giocando su altri ‘tavoli’.
Nei giorni scorsi è stato deciso dai commissari straordinari che il termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti sarà il 23 giugno. La motivazione ufficiale è per dare alla Banca d’investimenti Leonardo e co. la possibilità di eseguire per conto del Governo e dei Commissari una perizia sul reale valore degli asset dell’Ilva, che dovrà essere ultimata entro il 10 giugno. Ma è chiaro che da più parti sono arrivate richieste di ottenere maggior tempo per studiare i piani industriali e l’attuazione del piano ambientale e lavorare contemporaneamente alla costituzione delle cordate. Le trattative sono infatti ancora in corso per delineare le newco o le joint-venture che poi presenteranno un progetto industriale e finanziario e un’offerta vincolante. E da più parti si è convinti del fatto che le cordate possano proporre nel breve termine una soluzione-ponte rispetto all’acquisto vero e proprio, cioè l’affitto d’azienda.
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