Spiragli di luce dalla Commissione Ue per la vendita dell’Ilva, nonostante le due procedure d’infrazione aperte per aiuti di Stato e per la questione ambientale. Secondo fonti di Bruxelles, infatti, ieri è ufficialmente arrivata a Roma una “comfort letter” di 5 pagine della Direzione generale Concorrenza della Commissione europea con la quale la Ue constata che le procedure di collocamento del gruppo sul mercato stanno procedendo in maniera corretta e nel pieno rispetto delle regole dell’Unione. Circostanza che conferma il buon lavoro svolto finora dall’Italia per assicurare, in linea col diritto Ue, la discontinuità economica tra la “vecchia” e la “nuova” Ilva. Formule che, sostengono le stesse fonti, aprono concretamente la strada all’assicurazione più importante e in grado di favorire la vendita dell’Ilva: la garanzia che ai futuri compratori del colosso dell’acciaio non verrà imputata alcuna sanzione.
Questa missiva segue una prima “comfort letter” della Concorrenza del 4 maggio scorso sugli aiuti destinati al risanamento ambientale e la decisione della Ue di inserire nella procedura d’infrazione per aiuti di Stato anche l’ultimo finanziamento da 300 milioni concessi da Palazzo Chigi all’Ilva per operazioni di tutela ambientale... Secondo le stesse fonti di Bruxelles, la chiave di volta della trattativa sarebbe stata duplice: da un lato i contatti continui e la stretta collaborazione con i servizi della Commissione, che hanno consentito di individuare pragmaticamente delle soluzioni in linea con il diritto europeo; dall’altro la scelta strategica di considerare le due procedure a carico dell’Ilva – quella sugli aiuti di Stato e quella ambientale – non distinte ma correlate: in base alle intenzioni del governo italiano, infatti, i finanziamenti pubblici dovranno essere utilizzati per riqualificare e rilanciare sul piano ambientale l’intera area.
In attesa di nuovi sviluppi, restano aperte le procedure d’infrazione. In quella per aiuti di Stato la Commissione ha messo sotto la lente i fondi di 1,2 miliardi dei Riva attualmente sotto sequestro e bloccati in conti svizzeri, i 156 milioni conferiti da Fintecna, i 400 milioni di euro previsti dal decreto Salva-Ilva e gli 800 milioni previsti dalla legge di Stabilità, cui si sono aggiunti recentemente i 300 milioni per bonifiche ambientali, garantiti dallo Stato lo scorso dicembre come prestito ponte per favorire la vendita dell’impianto (con l’impegno a farseli restituire dagli eventuali acquirenti). Dal 2013 inoltre l’Italia è sotto procedura per il mancato rispetto delle norme ambientali dell’Ilva di Taranto..."
Questa missiva segue una prima “comfort letter” della Concorrenza del 4 maggio scorso sugli aiuti destinati al risanamento ambientale e la decisione della Ue di inserire nella procedura d’infrazione per aiuti di Stato anche l’ultimo finanziamento da 300 milioni concessi da Palazzo Chigi all’Ilva per operazioni di tutela ambientale... Secondo le stesse fonti di Bruxelles, la chiave di volta della trattativa sarebbe stata duplice: da un lato i contatti continui e la stretta collaborazione con i servizi della Commissione, che hanno consentito di individuare pragmaticamente delle soluzioni in linea con il diritto europeo; dall’altro la scelta strategica di considerare le due procedure a carico dell’Ilva – quella sugli aiuti di Stato e quella ambientale – non distinte ma correlate: in base alle intenzioni del governo italiano, infatti, i finanziamenti pubblici dovranno essere utilizzati per riqualificare e rilanciare sul piano ambientale l’intera area.
In attesa di nuovi sviluppi, restano aperte le procedure d’infrazione. In quella per aiuti di Stato la Commissione ha messo sotto la lente i fondi di 1,2 miliardi dei Riva attualmente sotto sequestro e bloccati in conti svizzeri, i 156 milioni conferiti da Fintecna, i 400 milioni di euro previsti dal decreto Salva-Ilva e gli 800 milioni previsti dalla legge di Stabilità, cui si sono aggiunti recentemente i 300 milioni per bonifiche ambientali, garantiti dallo Stato lo scorso dicembre come prestito ponte per favorire la vendita dell’impianto (con l’impegno a farseli restituire dagli eventuali acquirenti). Dal 2013 inoltre l’Italia è sotto procedura per il mancato rispetto delle norme ambientali dell’Ilva di Taranto..."
Fabio Massimo Signoretti
Nessun commento:
Posta un commento