Partecipata, rappresentativa e
interessante è stata l'assemblea organizzata nel quadro della
presentazione del libro “Ilva la tempesta perfetta” alla libreria
Mondadori di Taranto il 16 maggio.
Essa è stata aperta, per la libreria,
dalla giovane giornalista Carucci che ha sottolineato l'importanza di
questa presentazione alla vigilia della ripresa del maxi processo
Ilva.
Subito dopo, Gianmario Leone,
giornalista free-lance prima di TarantoOggi, ora del Manifesto e
dei giornali web Corriere di Taranto e Siderweb, ha introdotto la
presentazione del libro.
E' partito dicendo che questo è un
libro fatto dal basso, accessibile a tutti, di cui ho apprezzato
molto il taglio perchè è fatto per gli operai. Spesso e volentieri
gli operai sono stati messi come in un tritacarne e fatti passare
come complici e assassini. Si tratta di una visione superficiale
della classe operaia dell'Ilva che ha vissuto varie stagioni.
Pensiamo anche che questa è una fabbrica che è passata attraverso
varie vicende emblematiche, per es. la vicenda del mobbing della
'Palazzina Laf'.
L'Ilva è una problematica di livello
nazionale e internazionale, ed interessante il taglio che dà il
libro all'inchiesta giudiziaria.
Subito dopo ha denunciato, per spiegare
il clima, in cui tutta la vicenda Ilva si è svolta, in quei due anni
e negli altri a seguire, che lui e la sua testata 'TarantoOggi' sono
stati esclusi dalle conferenze stampa dell'Ilva, quando, invece,
numerosi giornalisti, citati anche nella stessa inchiesta
giudiziaria, per intercettazioni, ecc., sono ancora lì, a fare la
morale e a pontificare. Così come restano al loro posto i
sindacalisti che hanno avuto un ruolo davvero grave. Così come
nell'inchiesta non sono entrati tutta una serie di politici, dalla Di
Bello a Fitto, ecc., da sempre legati alla gestione Riva. Indecente,
poi, è che questo processo sia diventato ora essenzialmente un
processo politico, in cui si parla di Vendola, ecc., mentre non si
parla più dei Riva e di chi ha gestito questa fabbrica per 20 anni.
Siamo di fronte ad una città che di fatto non ha voglia di cambiare.
Il libro segnala come tutti dovremmo
fare un esame di coscienza e indica la strada giusta del 'processo
popolare'.
Subito dopo uno degli autori del
libro “Ilva la tempesta perfetta” ha innanzitutto apprezzato
le cose dette nella introduzione perchè evidenziano il problema di
fondo che il libro pone: equilibrare il punto di vista e
rappresentare la classe operaia, i fatti e le opinioni che si sono
sviluppati nelle sue fila, nei due anni più caldi della vicenda.
Nello stesso tempo il libro mette in luce come lo shock provocato
dall'inchiesta abbia avuto una reazione estesa e diffusa in fabbrica
e in città, ma che le posizioni prevalenti in fabbrica e in città
hanno impedito che questa reazione operaia e popolare approdasse a
qualcosa, tanto che giustamente si può affermare che non è cambiato
nulla di sostanziale.
Gli operai sono stati presenti e
attivi, ma non hanno fatto pesare la loro dialettica e la loro
posizione. Il 27 novembre 2012 la fabbrica è stata occupata e quella
giornata, che resta importante, poteva aprire il cambio di passo e
della situazione, ma questo non è avvenuto anche per le posizioni
che hanno agito.
Il libro afferma e cerca di dimostrare
che nocivo è il capitale e non la fabbrica e che le posizioni del
“ritorno all'indietro” hanno pesato negativamente nella
mobilitazione operaia e popolare, senza mettere in discussione il
sistema del capitale. Il libro, in questo senso, fa discutere di nodi
che vanno al di là della vicenda locale.
Rispetto all'inchiesta giudiziaria,
l'assenza dei sindacalisti tra gli imputati è stata una scelta della
Procura che, lo abbiamo anche direttamente detto al Procuratore, non
ci convince. Il processo, quindi, non può essere lasciato ai
giudici.
Giancarlo Girardi, ex operaio Ilva,
è intervenuto, prima di tutto raccontando come per tanti anni, prima
dell'esplosione del dominio Riva, la classe operaia dell'Ilva si è
battuta per cambiare l'organizzazione del lavoro in fabbrica che ha
tanta influenza sulla sicurezza, sulla salute e sul rapporto
fabbrica/ambiente.
La classe operaia ha cercato di svolgere il ruolo che nel libro è indicato, cercando di attuare quella concezione “che liberando sé stessa libera l'umanità”. Gli operai negli anni '70 hanno lottato per mettere insieme ambiente e sicurezza, hanno imposto un cambio dell'organizzazione del lavoro, a cui però i gestori, pubblici, dell'azienda non hanno fatto seguire fatti. In questa fabbrica la lotta non è mai dipesa tanto dai numeri, ma dalla coscienza operaia.
La classe operaia ha cercato di svolgere il ruolo che nel libro è indicato, cercando di attuare quella concezione “che liberando sé stessa libera l'umanità”. Gli operai negli anni '70 hanno lottato per mettere insieme ambiente e sicurezza, hanno imposto un cambio dell'organizzazione del lavoro, a cui però i gestori, pubblici, dell'azienda non hanno fatto seguire fatti. In questa fabbrica la lotta non è mai dipesa tanto dai numeri, ma dalla coscienza operaia.
Quindi, anche per rispondere alla
sollecitazione venuta dall'introduzione sul perchè ancora oggi il
movimento ambientalista non è unito, anzi, è andato sempre più
dividendosi e frammentandosi, ha tracciato la sua traiettoria una
volta uscito dalla fabbrica con il suo impegno nel movimento
ambientalista, prima col Comitato per Taranto e poi in Alta marea.
Questo movimento non è riuscito a rivolgersi agli operai - e
dobbiamo tener conto che gli operai assunti nella fase di Riva sono
figli di una selezione preventiva che risponde a logiche clientelari
e padronali – ed è il mancato rapporto con la classe operaia e i
giovani la causa dell'indebolimento del movimento ambientalista.
Il 2 agosto è stato una sconfitta dei
sindacati e ha posto l'esigenza del sindacato di classe e del partito
della classe operaia, necessari ora più che mai di fronte
all'avvicinarsi di una nuova multinazionale che potrebbe acquisire
l'Ilva. Questa si deve trovare di fronte ad una classe operaia che
vuole salute e sicurezza.
L'Avv. Bonetto, alla vigilia del
processo Ilva che lo vede attivo nel pool di avvocati delle parti
civili presentate dallo Slai cobas sc, ha parlato subito del recente
processo Thyssen e del fatto, simbolico forse ma importante, che vede
i condannati in Cassazione italiani materialmente in carcere – cosa
che non era mai successa. Mentre la Ministra Guidi, oggi dimessasi,
aveva ritenuto normale nominare uno dei condannati che oggi sono in
prigione alla dirigenza dell'Ilva commissariata.
Ma i processi si fanno quando non si
riescono a rimuovere problemi in altro modo. Il processo Ilva è
importante. Si tratta di un processo per reati di particolare
gravità: per disastro doloso, per aver messo in pericolo la vita di
un numero indefinito di persone. In occasione del processo Thyssen
madri e familiari degli operai morti sono andati dovunque e hanno
indirizzato con la loro presenza il dibattito processuale. Basti
pensare a quest'ultima fase. In Cassazione, dopo la requisitoria del
procuratore generale che aveva chiesto l'azzeramento del processo e
il suo ritorno all'inizio, è esplosa in aula la rabbia e la protesta
dei familiari presenti che hanno gridato: “venduti, bastardi”. E,
sarà come sarà, la Corte ha preso poi una decisione diversa,
mantenendo condanne e prigione.
Se non riusciremo a produrre una
pressione simile in questo processo Ilva non avremo nulla da esso e
solo la non salute e il non lavoro.
Vi sono stati in seguito altri
interventi a testimoniare l'interesse della discussione, fatta in
un'assemblea in cui erano presenti operai dell'Ilva, lavoratori
precari, disoccupati, donne, giovani, ambientalisti conosciuti, a
testimonianza della funzione che questo libro sta assumendo e già
verificata nelle diverse presentazioni succedutesi a Taranto e su
scala nazionale.
In particolare un operaio dell'Ilva
attualmente in fabbrica e parte civile al processo ha informato come
in fabbrica si vanno discutendo queste cose e diversi operai vogliono
far sentire la loro voce e prendere la loro iniziativa. Come non è
stato vero che durante i due anni caldi siamo stati fermi – ha
ricordato come il giorno della marcia del 30 marzo organizzata da
azienda e capi, vari operai sono rimasti in fabbrica, pur rischiando
- non lo è neanche oggi né lo sarà in futuro.
E con forza ha fatto un appello agli
ambientalisti di venire a parlare con gli operai, di dare un
contributo di conoscenza, informazione che serva alla chiarezza e
all'azione. Un intervento importante che ha colpito tutta l'assemblea
e che segna un'indicazione che va tradotta in fatti e organizzazione.
Questa discussione è interesse di
tutti che non rimanga tale ma che si traduca in fatti e proposte per
l'avanzamento della lotta e della partecipazione popolare al
processo, per imporre una soluzione reale alla tutela della salute,
del lavoro e al cambiamento radicale della fabbrica e della città.
ESISTE SU YOU TUBE UNA VIDEO
REGISTRAZIONE DELL'ASSEMBLEA PER TUTTI COLORO CHE VOGLIONO
APPROFONDIRE.
Nessun commento:
Posta un commento