mercoledì 4 maggio 2016

Ilva - il gioco dell'oca, si torna al punto di partenza. I lavoratori non devono essere dei "gattini ciechi"...

(da Sole 24 Ore) - "...Dopo le prime indiscrezioni su una possibile azione dei turchi di Erdermir, è tornato a circolare il nome del colosso franco-indiano ArcelorMittal, indicato con tutta probabilità per una partnership con Marcegaglia... inoltre, è stato rilanciato (nonostante le parziali smentite di venerdì scorso) anche un eventuale ruolo finanziario di Leonardo Del Vecchio, azionista di riferimento di Luxottica.
L’alleanza Marcegaglia-ArcelorMittal non è una novità: i due gruppi, che vantano da tempo rapporti di consuetudine, avevano presentano congiuntamente, nel novembre del 2014, un’offerta non vincolante per Ilva. Poi il nuovo piano studiato dal Governo Renzi ha azzerato il percorso...".

Ma com'è la situazione di ArcelorMittal: "...il gruppo ha un debito di 16 miliardi di dollari... (poi bisogna considerare anche) i rischi rappresentati da un potenziale intervento dell'antitrust per scoraggiare un'eccessiva concentrazione nel comparto...
In un’eventuale cordata, Marcegaglia avrebbe un ruolo di minoranza (l’ipotesi è un 15% del sodalizio a fronte di un 85% di Mittal, quote residuali escluse).
La Marcegaglia poi ha chiuso lo stabilimento di Taranto per la produzione di "energia alternativa" e ora si butta sull'Ilva...

Da un testo diffuso tempo fa all'Ilva dallo Slai cobas: 

"il gruppo Arcelor Mittal come bravi padroni badano alla loro convenienza: prendersi ciò che gli può servire dello stabilimento e "buttare" il resto, compreso prima di tutto gli operai che non servono; comprarlo a pochi soldi - e non impegnarne di suoi per accollarsi il risanamento; fare soprattutto un'operazione volta a bloccare la concorrenza di altri paesi.

Per cui l'Ilva è soprattutto un'operazione finanziario e di occupazione di aree.
Un'operazione che gli deve costare poco, per cui assisteremo ad una svendita dello stabilimento di Taranto come e peggio dei tempi di Riva, e "se" gli indiani penseranno di produrre, si terranno solo la parte che loro considereranno produttiva, tagliando tutto il resto.
 


Ecco come descrive Mittal l'ex ambasciatore in India, Armellini.

Mittal è un capitalista, non un buon padre di famiglia. Se acquisterà l'Ilva, i sindacati si preparino.

"la fortuna di Mittal è stata nella grande intuizione di comprare le aziende in crisi, quando la domanda di acciaio era calata... investe nel momento giusto su aziende che nessuno vuole... con Mittal all'Ilva potrebbe arrivare una svolta più grande della privatizzazione con cui lo Stato consegnò nel 1995 alla famiglia Riva il suo maggiore centro siderurgico...
"... Mittal ha sempre razionalizzato le aziende acquistate: ciò che gli serve lo tiene, il resto lo chiude... Mittal i suoi calcoli li sa fare... non si fa certo avanti perchè gli piace Taranto o perchè è innamorato dell'Italia...".
 
E le condizioni di lavoro? "Diciamo che Mittal fa il capitalista... non gliene importa niente di tutto il resto.
Se può fa quello che vuole... Mittal sicuramente non è un imprenditore compassionevole... i problemi anbientali? Mittal probabilmente li risolverebbe perchè non vorrebbe avere grane... elimina i problemi ambientali ma si porrebbe un problema serio con i sindacati. Mittal punta a ottimizzare l'azienda, non ad aumentare i posti di lavoro...".

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