Cdp è pronta a scendere in campo nella partita Ilva. 

Secondo quanto riferiscono all’Adnkronos fonti finanziarie, entrerebbe in una newco da anchor investor con una quota di minoranza. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di fare di Ilva un campione nazionale della siderurgia con un sguardo sui mercati mondiali. Un ruolo, quello della Cassa, che in questa prospettiva fugherebbe anche tutti i dubbi sul rischio che si possa configurare come un aiuto di Stato. Non sarebbe infatti un’operazione che punta al salvataggio di un’azienda in crisi, ma una partecipazione di traino, con un contributo più rilevante dal punto di vista istituzionale che finanziario, in un veicolo sano, la nuova newco, che punta a fare utili e a fa crescere il pil italiano. Quanto agli interlocutori industriali di Cdp, la premessa resta che la scelta della Cassa sarà fondata solo ed esclusivamente sulla valutazione del piano più solido, per rilanciare un settore strategico per il sistema Italia: non solo siderurgia, ma anche l’indotto e il manufatturiero, perché in gioco c’è il futuro dell’intera area di Taranto. In sostanza, sarà scelto il progetto più funzionale agli obiettivi, ambiziosi, che vanno perseguiti. In questo scenario, spiegano le fonti interpellate, i turchi di Erdermir, che potrebbero guidare una cordata con Arvedi e con il patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio, sembrano favoriti, garantendo un’apertura all’Europa lungo la rotta del Mediterraneo. In campo resta anche la proposta che vede ArcelorMittal in cordata con Margegaglia.

Il volantino dato dallo Slai cobas che trova anche oggi piena conferma.

PERCHE’ SIAMO CONTRO LA NEWCO ALL’ILVA

(Le notizie che riportiamo sono state decise nell'incontro del 21 ottobre 2015 a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico, presenti il ministro Guidi, i commissari dell’Ilva, i sindacalisti nazionali di Fim-Fiom e Uilm - che però non hanno informato gli operai)

Primo. La new.co verrà ancora una volta pagata dallo Stato, cioè dai contribuenti, compresi gli stessi lavoratori. La nuova società sarà costituita da capitali pubblici e privati. Per quanto riguarda i capitali pubblici è la Cassa Depositi e Prestiti che avrà il ruolo di protagonista, con una partecipazione fino al 60%; questo vuol dire che la new.co verrà ancora una volta pagata dallo Stato, cioè dai contribuenti, compresi evidentemente gli stessi lavoratori. Quindi i padroni "vecchi", Riva, si sono messi in tasca puliti i loro profitti, fatti sullo sfruttamento e il sangue, o meglio nei paradisi fiscali; e i potenziali padroni nuovi si trovano una grande fabbrica a pochi soldi - come fu nel 1995 per Riva.
Per i capitali privati, si parla di banche, industriali dell'acciaio, investitori privati che dovrebbero mettere l’altro 40%; ma le banche si riprenderanno i soldi investiti con tutti gli interessi, mentre per i privati, è tuttora un terno a lotto: o la cosa deve essere per loro molto conveniente, o non possono e/o non vogliono.
Secondo. Il piano di risamento e i fondi non sono credibili. - Si dice che la nuova società amministrerà l’Ilva per 24-36 mesi. Ma in questi due o tre anni l'Ilva dovrebbe: completare il risanamento ambientale, chiudere la partita dei lavori dell’Aia, e quindi riprendere la produzione con un portafogli clienti che ritorni a puntare sull’acciaio italiano, risolvendo il grosso indebitamento che fa perdere oggi 50mln al mese.
Ma per tutto questo i soldi sarebbero sempre e solo i famosi 1,2 miliardi dei Riva che stanno sempre nella cassaforte svizzera. Quindi che in realtà non ci sono. Gli 800 milioni dati dal governo sono solo un prestito, su garanzia dello Stato che poi dovrà restituire alle banche. Fermo restando che non bastano assolutamente per fare un'effettiva opera di risanamento che non sia solo di facciata. Mentre, non dimentichiamo, all'Ilva anche le attrezzature di lavoro ordinarie non servono più e mancano anche i più ordinari ricambi.
Così per i 150mln trovati per la gestione corrente, compresi i pagamenti degli stipendi per 3 mesi, siamo ad un gioco da truffa: l'Ilva deve scontare in anticipo fatture, e per il magazzino l'idea è di aprire una linea di credito dando "in pegno" quanto nello stesso magazzino è presente - cioè niente, di economicamente consistente.
Gli stessi commissari dicono che il pareggio dei conti non potrà arrivare comunque prima del 2017 - in una situazione tra l'altro di sovrapproduzione europea, e in cui l’acciaio ha raggiunto i prezzi più bassi del decennio.
E sono gli stessi padroni dell'acciaio, per voce del presidente della Federacciai, Gozzi, a non fidarsi: "non c'è un credibile piano industriale" - dicono, e aggiungono "Risanare l'Ilva è una missione difficile. Impossibile per chi non ha competenze di acciaio" - riferendosi ai 3 commissari che stanno portando una doppia sciagura.
Terzo. La newco porta esuberi dei lavoratori - La new.co "una volta costituita riceverà in affitto gli impianti industriali con cessione di ramo, per cui il core business sarà pulito dall'indebitamento finanziario".
Questa è la parte più pericolosa per gli operai. Quando si parla della newco si parla contemporaneamente di una Bad company: vale a dire una società in cui accollare tutti i debiti, i risarcimenti, e... gli esuberi di operai, con cifre oscillanti tra i 4000 e i 5000 tagli di posti di lavoro. Questo è già successo nel '95, quando si regalò la fabbrica a Riva.
Quarto. I contratti dei lavoratori della newco da rifirmare sarebbero peggiorativi - Alla Fiat lo hanno già fatto, e questa è la linea di tutto il padronato e del governo Renzi con il jobs act. I lavoratori che passerebbero nella newco potrebbero perdere tutti i diritti acquisiti, il livello, l'anzianità, e trovarsi, come se fossero alla prima occupazione, con la mannaia del jobs act, del contratto a tutele crescenti e la cancellazione dell'art. 18.
NOI INVECE VOGLIAMO CHE:
- nessun operaio deve andare a casa, salari e diritti non si toccano,
- gli operai dei reparti da risanare devono essere impiegati nella messa a norma di impianti,
- la prima messa a norma è garantire la sicurezza e la salute degli operai, anche istituendo una postazione fissa ispettiva in fabbrica
- in una fabbrica nociva come l'Ilva 25 anni bastano, con estensione a tutti dei benefici pensionistici.