martedì 24 maggio 2016

info da Tarantobuonasera: Le mosse di Arvedi per arrivare all’Ilva - la manifestazione a Trieste contro Arvedi

A Trieste assunti dirigenti tarantini



L'Ilva di Taranto
- L'Ilva di Taranto -
Scade il termine per comunicare ufficialmente ai commissari dell’Ilva quali sono le cordate disponibili a rilevare il colosso siderurgico.
In altre parole, chi ha già presentato le manifestazioni d’interesse dovrà dichiarare se e chi sono gli eventuali compagni di avventura nel sentiero che dovrebbe portare all’acquisizione dell’azienda dei Riva e, in particolare, del più grande stabilimento d’Europa, cioè quello di Taranto.
Le cordate più accreditate sono due: quella che fa riferimento a Marcegaglia e agli indiani di Arcelor Mittal e quella che ruoterebbe intorno al gruppo Arvedi. Proprio da quest’ultimo si attende di sapere se della cordata fanno parte, come pare, Del Vecchio (Luxottica) e i turchi di Erdemir. In entrambi i casi, sia con Marcegaglia che con Arvedi, un ruolo determinante lo svolgerebbe la Cassa Depositi e Prestiti, la cerniera finanziaria dell’operazione... i commissari Gnudi, Laghi e Carrubba avranno tempo fino al 30 giugno per scegliere la proposta migliore e decidere a chi affidare le sorti dell’azienda siderurgica.
Negli ultimi giorni i riflettori sono stati accesi in particolare su Arvedi e su quanto sta accadendo a Trieste, dove proprio ieri si è tenuta una manifestazione ambientalista per protestare contro l’inquinamento prodotto dalla Ferriera Servola, quella del cavalier Arvedi, appunto. Quella storica Ferriera dove è in corso un processo di risanamento ambientale.
Quasi una prova generale per Taranto. Può essere un indizio. Come può essere un indizio anche un’altra indiscrezione che rimbalza da Trieste: negli ultimi mesi, infatti, Arvedi avrebbe fatto incetta di dirigenti provenienti dall’Ilva di Taranto. Ne avrebbe assunti diversi. Una scelta che non si spiegherebbe solo con le esigenze della Ferriera, di dimensioni enormemente inferiori allo stabilimento tarantino. Ecco allora che anche questa mossa potrebbe far parte della strategia per prepararsi a gestire il colosso siderurgico che si affaccia sul rione Tamburi.
Proprio l’anno scorso Giovanni Arvedi aveva pronunciato parole che oggi suonano quasi come profetiche se rilette con lo sguardo a Taranto: «Abbiamo scelto - le parole di Arvedi riportate dal Piccolo di Trieste - di restituire il futuro allo stabilimento (quello di Serrola, ndr) raccogliendo due sfide: quella della sostenibilità e quella della competitività. La sostenibilità è un prerequisito perché il lavoro non può andare a danno degli altri ed è una sfida che stiamo già vincendo grazie anche all’aspiratore della cokeria che sta restituendo ottimi risultati. La sfida della competitività invece dobbiamo vincerla rendendo più produttivo l’altoforno».
Nelle prossime ore avremo le idee più chiare in proposito. Intanto, a proposito della manifestazione ambientalista di Trieste, c’è da registare la solidarietà arrivata dai Genitori Tarantini: sperano che l’intervento della Corte Europea per i diritti dell’uomo possa mettere fine alla “violazione del diritto alla vita” che la stessa Corte ha contestato allo Stato Italiano sulla vicenda Ilva.
Il caso

A Trieste prove tecniche di “nuova Ilva”

La Ferriera come esperimento per Taranto. Domani la manifestazione



La “Ferriera”, l’acciaieria di Trieste
- La “Ferriera”, l’acciaieria di Trieste
Un filo rosso che unisce Taranto e Trieste.
Un filo d’acciaio, o un filo di veleno, che semina ‘malattia e morte’, come si leggeva nella celebre ordinanza del gip Todisco? Per capire cosa accade qui, a Taranto, sede della più grande acciaieria d’Europa, forse bisogna salire a nord. «Per la seconda volta nel giro di pochi mesi, gli abitanti di Trieste scendono in piazza per la chiusura dell’area a caldo della Ferriera e contro gli accordi della presidente Debora Serrachiani con il gruppo Arvedi, proprietario dell’impianto siderurgico» dicono i responsabili del Comitato 5 Dicembre, nato per “risolvere il grave problema di Salute Pubblica legato alla Ferriera di Servola”, l’acciaieria triestina.
«La prima cosa fondamentale da capire - continua la nota - è che la Ferriera non è una questione locale (chi continua a parlarne in questi termini fa pericolosa disinformazione): è una partita molto più grossa. L’impianto poteva anzi doveva essere chiuso qualche anno fa, ma è stato resuscitato: perché? Perché rappresenta un esperimento di risanamento che secondo i piani stabiliti dovrebbe servire ad uno scopo preciso: diventare un esempio da seguire e la chiave per acquistare e resuscitare quel mostro molto più grande che è l’Ilva di Taranto».
Ecco il punto, quindi. «Il Governo Renzi - continuano quelli del comitato ambientalista - vuole che l’Ilva resti in mani italiane e caldeggia la formazione di una super-cordata di grossi imprenditori capitanati da Del Vecchio (Luxottica) e Arvedi. Il Cavalier Arvedi è una figura cardine: produttore di acciaio e “profeta” di qualcosa che potrebbe fare la differenza, cioè la presunta soluzione per rendere questa siderurgia vecchia e inquinante compatibile con il tessuto urbano. Servola e Trieste stessa sono diventate il campo di un esperimento voluto da politica e imprenditoria: se Arvedi riuscisse a dimostrare di aver risanato Servola sarebbe fatta. Il Governo farebbe intervenire la Cassa Depositi e Prestiti per permettere alla super-cordata di comprarsi (coi soldi nostri) l’Ilva e resuscitarla. Renzi potrebbe a questo punto provare a fare bella figura in Europa, il tutto sempre naturalmente sulla pelle e sulla salute dei cittadini paganti».
Congetture? Che a Palazzo Chigi si preferiscano Arvedi - e il partner turco Erdemir, siderurgico la cui propretà è riconducibile alle forze armate di Ankara - a Arcelormittal/Marcegaglia è certo. Ma dalle parole del Comitato 5 Dicembre emerge anche come il risanamento della Ferriera sia al momento solo sulla carta. «Quanto circola in questi giorni - ancora - in merito al risanamento della Ferriera di Trieste è falso. Lo abbiamo vissuto in questi mesi del 2016 sulla nostra pelle, o meglio nei nostri polmoni e nelle nostre orecchie, l’inquinamento, anche quello acustico, non è mai cessato. I cittadini di Trieste vengono continuamente avvelenati da sostanze cancerogene in quanto i lavori di messa in sicurezza dell’impianto di Trieste non hanno avuto effetto: nella provincia di Trieste l’incidenza dei tumori alle vie respiratorie è tra le più alte in Italia e la qualità della vita delle persone è fortemente compromessa».
«Ecco perché - concludono - domenica 22 maggio i triestini scenderanno in piazza a migliaia per smascherare questa bugia di fronte a tutta l’italia e a mostrare che Trieste soffre ma lotta e non molla mai! Da questo Stato italiano che finisce sotto processo a Strasburgo per non aver protetto la salute degli abitanti di Taranto, Chiudiamo l’area a caldo di Servola. Sabotiamo questo piano. Impediamo che l’incubo colpisca di nuovo anche Taranto!»

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