scandalosi privilegi pensionistici ai militari, mentre nelle fabbriche siderurgiche, in primi l'Ilva di Taranto, si può tranquillamente morire!
Vogliamo un "Decreto operaio" che stabilisca che all'Ilva, pericolosa per la salute e la vita, 20 ANNI BASTANO!!
Privilegi con le stellette, pretoriani per i privilegiati
Il governo Letta ha recepito in pieno le decisioni dell’esecutivo precedente. Il mantra è la riorganizzazione complessiva delle forze armate che prevede trentacinquemila uomini (tra militari e personale civile) in meno in dodici anni e una diversa distribuzione delle spese militari. Il bilancio ufficiale della macchina militare è di circa 14 miliardi per la “funzione difesa” (i carabinieri attingono fondi, oltre che a questa anche alla «funzione sicurezza”, facendo incazzare di brutto la Polizia di Stato che invece ha i soldi contati). I costi per il personale della Difesa oggi assorbono il 67 %, il 10%è destinato all’addestramento e il 23% agli investimenti. La dottrina di Di Paola vuole riscrivere queste quote destinando 50, 25 e 25. Dunque meno uomini, più armamenti. Come? Scaricando i costi morti della Difesa sulle casse pubbliche e attingendo risorse ad altri ministeri come il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero per l'Istruzione, Università e Ricerca.
In primo luogo c’è il passaggio del personale dalla Difesa ad altro ministero, i prepensionamenti e, soprattutto, “l’esenzione dal servizio”, comma sesto dell’articolo 2209, il punto più velenoso nel periodo transitorio. Questo infatti prevede che dai 50 anni in poi (dieci anni prima del congedo) i militari possono usufruire dello “scivolo d’oro” , grazie al quale i militari conservano l’ottantacinque per cento dello stipendio senza lavorare più nemmeno un solo giorno, con tanto di pensione piena. Non viene esclusa neppure la facoltà di fare altri lavori ( ma in questo caso, diversamente dagli altri comuni mortali, il reddito non si cumula). Questo bonus decennale per le forze armate in uscita sarà inserito nel codice dell’ordinamento militare. L’unico ostacolo è che Camera e Senato (che possono però esprimere solo un parere) non si mettano di traverso costringendo il governo a ripensarci.
Il Cocer (la rappresentanza “sindacale” dei militari, ndr ), diversamente da Cgil Cisl Uil, ha ottenuto di aumentare dal settanta all’ottantacinque per cento la quota di stipendio mantenuta intatta per la pensione dei militari.
Lo “scivolo d’oro” per i militari nel quadro della riforma delle Forze Armate non può che far imbestialire tutti gli altri lavoratori, inclusi quelli pubblici, che – nonostante i luoghi comuni – alla fine fine sono “servitori dello Stato” anche loro. Poi ci sono quelli che la guerra la combattono tutti i giorni nelle fabbriche o nei cantieri e che muoiono o si feriscono in numeri assai più consistenti dei militari sui fronti di crisi all’estero.
Ma la loro fedeltà alla classe dominante non è nelle regole d’ingaggio. I poliziotti che hanno difeso i ministri e i governatori delle regioni qualche giorno nelle strade del centro di Roma, vengono assunti, addestrati e retribuiti per assicurare ai responsabili di poter ignorare o agire velenosamente contro tutto il resto dei “subordinati”. I militari sono obbligati ad obbedire se un governo di pagliacci li spedisce a fare la guardia ad una pietraia in Afghanistan. Si ritiene che questa disponibilità ad obbedire e difendere chi rende la vita impossibile a tutti gli altri, vada retribuita e privilegiata pubblicamente, anche suscitando scandalo e rabbia nel resto della società. E’ un messaggio chiaro e forte, come quello della telefonata del Ministro Cancellieri per intercedere per la figlia di un potente finita in carcere e lì – come gran parte di quelli che vi finiscono – non regge la situazione di cattività forzata: “Noi siamo noi e voi non contate un cazzo!” e se non vi sta bene abbiamo dei pretoriani pagati e privilegiati per farci rispettare.
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